Ha Ha Ha

24/05/10 -Tra la Compétition e Un certain regard sono stati ben tre i film coreani presentati a Cannes 63...

“Ha Ha Ha” di Hong Sangsoo, film vincitore della sezione Un certain regard, e la buona performance del cinema coreano

(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

24/05/10 -Tra la Compétition e Un certain regard sono stati ben tre i film coreani presentati a Cannes 63, a dimostrazione che il cinema della Corea del Sud, pur se in crisi su di un piano meramente commerciale, può comunque ormai offrire alla scena internazionale una schiera di autori di un certo peso. E il festival ha voluto certificare questo stato delle cose premiando per l’appunto Ha Ha Ha di Hong Sangsoo come miglior film della sezione Un certain regard.

hahaha posterIl film è una commedia sull’amicizia e l’amore, insieme malinconica e demenziale, come solo certi registi dell’Estremo Oriente riescono a fare. E in questo girotondo sentimentale a tratti anche raffinato giocano un ruolo decisivo dei personaggi ben caratterizzati, persino nella schizofrenicità e in altalenanti opacità caratteriali. Hong Sangsoo sa come gestire un gruppo di attori giovani e riesce a farci accettare certi passaggi nonsense (come decidere che una coppia si debba lasciare solo dopo che la donna ha portato a cavalcioni l’uomo per qualche metro) o certe spigolature caratteriali. Eccellente è parso il meccanismo narrativo, per cui tutto si dipana a partire da una bevuta tra due dei protagonisti che ricordano a turno un episodio del passato; inoltre la scelta di mostrare solo dei dettagli di questa scena, in bianco e nero e come se fossero degli scatti fotografici (mentre scorre la voice off/over dei due) ha un fascino notevole, che suona allo stesso tempo fittizio e intimo. Quel che convince meno di Ha Ha Ha è una certa propensione al fumettistico (si vedano i personaggi degli anziani che immancabilmente scoppiano a piangere, secondo i canoni della comicità da cartoon) e una tendenza alla messa in scena da b-movie: non altrimenti si può spiegare l’insistenza del regista nel lavorare con lo zoom, una scelta stilistica che se a volte dà buoni risultati nel récadrage, in altre dà l’impressione di essere un semplice vezzo stilistico.