I Muri di Pesaro

23/06/10 - Al Festival di Pesaro, nella sezione Furoi Concorso Bande à part, un unico argomento si...

I muri che dividono il mondo diventano protagonisti alla 46° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – Pesaro Film Fest

(Dalla nostra inviata Lia Colucci)

tilda swinton_the_invisible_frame23/06/10 – Al Festival di Pesaro, nella sezione Furoi Concorso Bande à part, un unico argomento si raccoglie idealmente in tre lungometraggi: la barriera da abbattere, il confine, il muro. A partire da quello più importante della Storia contemporanea, il Muro di Berlino, protagonista dei due film diretti da Cyntia Beatt e interpretati da Tilda Swinton a 20 anni di distanza l’uo dall’altro, Cycling the frame (1988) e The invisible frame (2009). Il primo ci mostra una Berlino ancora attraversata dalla cortina sovietica, dove le torrette militari svettano come bubboni fastidiosi e ingombranti.Tilda la attraversa in bicicletta cercando di registrare ogni piccolo particolare di questa metropoli schizofrenica, divisa nel territorio, nelle famiglie, nelle idee. Un affresco secco e preciso dove le immagini hanno la meglio sulle parole. The invisible frame ci mostra una Tilda Swinton dei giorni nostri, sempre in bicicletta ma questa volta quasi alla ricerca dei fantasmi di una Berlino sconosciuta e riunificata dove però restano evidenti le tracce di una città ferita. Dove c’era il muro ora solo una traccia di sassi e solo in qualche punto resta quasi come monumento un resto di quel passato.Tilda si addentra nella nuova Berlino Est e anche lì il passato sembra mal cancellato, la memoria confusa, come se l’elaborazione collettiva del dolore fosse stata volutamente soffocata tra le stupefacenti immagini della natura in cui Tilda si abbandona, tra una citazione poetica e l’altra. Ma non si può non ricordare – come ci mostra l’ultima immagine – osservando la Porta di Brandeburgo, proprio dalla parte Est, dove i maestosi cavalli ci riportano a quel muro così vicino ancora nel tempo e nella memoria.

Il film si chiude con la dedica al popolo palestinese e qui entra in gioco il terzo film della Mostra, Budrus di Julia Bacha, che ci racconta la storia della lotta della piccola cittadina di Budrus nei Territori occupati per non far costruire il muro da parte degli israeliani. La sfida sembra impossibile ma attraverso la strada della non violenza, e soprattutto attraverso le donne, gli abitanti del paesino riusciranno ad arrestare la costruzione e a salvare così i loro olivi, i loro cimiteri la loro scuola. Ma il muro continuerà altrove.

Tre film diversissimi tra loro che se hanno in comune il dilagare dell’intolleranza da una parte, dall’altra hanno in piccole dosi la speranza, anche se sembrano dirci che purtroppo la Memoria non sempre serve e gli errori della storia si ripetono così spesso da sembrare segnati da un fato malvagio.