Sguardi sonori

Il dittatore: la verve egotica e provocatoria di Sacha Baron Cohen dallo schermo alla musica della colonna sonora. Rap e rock in salsa pseudo-araba.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgSacha Baron Cohen è uno dei pochi mattatori a tutto campo del cinema americano contemporaneo, uno che oltre a interpretare maschere che graffiano la realtà sa fare di se stesso il principale spettacolo, seminando risate e provocazione praticamente senza mai uscire dal personaggio. Il suo ultimo film, Il dittatore diretto da Larry Charles, lo dimostra anche in una cornice narrativa che forse, anziché spegnere la verve, ne aumenta il confine tra narcisismo e padronanza della risata. Narcisismo fertile che questa volta si spinge anche nell’ambito musicale della pellicola.
Autore della colonna sonora è infatti Erran Baron Cohen, fratello del protagonista e compositore di tutti i suoi film, che qui però dà un ruolo di primo piano al general Aladeen: come da buon film di propaganda, cosa che Il dittatore è in modo sarcastico, tutte le canzoni girano intorno alla figura del personaggio principale e alla sua nazione Wadiya. Baron Cohen prende così il pop e il rap arabi e li fonde con gli epigoni americani, creando una compilation di pezzi originali ma anche di deliranti cover. Con la voce di Sacha spesso in evidenza.

Aperto da The Next Episode, cover personalizzata di un classico dell’hip-hop a stelle e strisce, lo score sembra quasi fare il punto sulla musica popolare araba e sul modo in cui la percepiamo in occidente: Ila Nazour Nebra è classica dance folk, Wahrane Wahrane è un brano della più grande star della musica rai, Khaled, mentre lo stesso Erran si mette alla prova con un brano di tipico pop contemporaneo dal testo ironico. A fianco di queste canzoni, ci sono gli esperimenti più folli: su tutti, la versione araba di Everybody Hurts dei REM cantata da MC Rai, ma anche il funk di Michelle Nasser in 9 to 5 e i brani di esaltazione come The Song of Admiral General Sergeant Aladeen e il coro infantile Our Beloved Leaders, in cui il testo si spinge ancora più in là se possibile.
In continuità assoluta col progetto filmico, la colonna sonora de Il Dittatore è un’integrazione preziosa della comicità del film, ne fa parte, anche quando le canzoni non sono espressamente comiche, a segnalare la precisione e la complessità – al di là dei gusti personali – di una personalità comica che in questo momento, forse, ha pochi rivali.