Il segnato

Quinto capitolo e sorta di spin-off della saga di "Paranormal activity", il film diretto da Christopher Landon si muove sul terreno ormai usuratissimo del found footage e del soprannaturale con tanto di case infestate.

Dopo Saw – L’enigmista, Paranormal Activity è stata finora l’unica altra saga horror degli anni 2000 che si sia riuscita imporre al pubblico e che ha provocato una serie di capitoli a go-go, realizzati in fretta – e a basso costo – uno dopo l’altro. Ecco perciò, dal 2007 a oggi, arrivare da noi già il quinto capitolo di Paranormal Activity, il cui riferimento nel titolo italiano è stato stranamente eliminato. Il segnato, infatti, rimanda precisamente al marchio che compare sul braccio di uno dei protagonisti del film e che sta ad indicare la possessione di un demone. Il titolo originale, invece, Paranormal Activity: The Marked Ones, si collega in maniera esplicita e più coerente, secondo dinamiche commerciali, alla saga.

Spin-off oltre che sequel
Diretto da Christopher Landon, al suo secondo film da regista dopo Burning Palms – ma soprattutto sceneggiatore di tutti i Paranormal Activity tranne che del primo – e prodotto da Oren Peli, regista del capitolo iniziale della saga, Il segnato racconta e svela il modo in cui un gruppo di streghe pratica la formula della possessione demoniaca. A farne le spese saranno Jesse, il segnato per l’appunto, e il suo amico Hector, ossessionato dalle riprese video. Narrativamente, perciò, il legame con i precedenti capitoli è abbastanza lasco ed è giustificato soprattutto da una simile dinamica di racconto: l’idea che uno dei protagonisti scopre di essere posseduto e mette in pericolo la vita di chi gli è vicino. Altri legami con la saga vengono invece da dettagli buttati lì da Landon, per occhieggiare allo spettatore che ricorda i precedenti film, a partire dall’apparizione di Katie Featherston e Micah Sloat, protagonisti del primo capitolo.

Tra found footage, porte che cigolano e case infestate
Ma il vero e più immediato elemento di similitudine viene da un’identica pratica registico-produttiva: il basso costo da B-movie e il meccanismo del found footage, una dinamica su cui si regge tutta la saga e che viene direttamente – ancora una volta – da The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair. Anzi, ne Il segnato, rispetto ai precedenti Paranormal Activity, il rimando al vero capostipite di tutto l’horror dei tempi delle videocamerine digitali è ancora più evidente, perché il film è girato praticamente tutto in soggettiva. Tanto che, a segnalare l’ulteriore carattere di prodotto derivativo, ad un tratto sembra persino di rivedere certi meccanismi già sfruttati in Chronicle, con particolare riferimento all’idea dell’adolescente che scopre di avere dei poteri particolari (il segnato Jess, infatti, prima di cadere nel vortice della possessione demoniaca, si accorge di essere incredibilmente forte e di poter sfidare anche la forza di gravità). Se si aggiunge poi che, a lato dell’aggiornamento tecnico-stilistico (il digitale, le videocamere sempre più piccole come ad esempio la GoPro che ha la particolarità di poter essere indossata), quel che si usa per creare tensione nello spettatore è il solito classico armamentario: porte che cigolano, personaggi che scompaiono improvvisamente, case infestate, ecc. Insomma, Il segnato non aggiunge niente di nuovo e casomai lascia nello spettatore una forte sensazione di déjà-vu.

Ironia e (possibile) scardinamento delle regole
Le soluzioni di suspense appaiono tanto ripetitive da sembrare addirittura volute, in particolare in tutta l’ultima sequenza, ambientata in una villa, in cui gli spazi, le situazioni e le reazioni sembrano replicarsi come in un ossessivo e illogico cul de sac. La stessa decisione narrativa di ritardare ad oltre metà film la vera apparizione del demoniaco – giocando nella prima parte soprattutto sulle dinamiche adolescenziali di scherzi tra ragazzi – sembra suggerire una possibile svolta da commedia per gli eventuali prossimi capitoli, una specie di ribaltamento di prospettiva, come se Paranormal Activity potesse trasformarsi in uno Scary Movie. Del resto, come spesso accade, quando le idee latitano, nell’horror non si può far altro che lasciarsi andare alla parodia.

Alessandro Aniballi per Movieplayer.it Leggi