Il silenzio di Pelešjan

08/09/11 - Pietro Marcello, presenta in Orizzonti il suo film sull'appartato cineasta armeno, autore di capolavori misconosciuti.

Dal nostro inviato ALESSANDRO ANIBALLI

Dopo essere assurto a una dimensione di regista internazionale – sia pur di nicchia – con La bocca del lupo, Pietro Marcello ha accettato con slancio la proposta di Enrico Ghezzi e di Fuori Orario di realizzare un film su Artavazd Pelešjan, appartato cineasta armeno i cui film registrano, con estro figlio dei grandi sovietici (da Vertov a Ejzenstejn), la fatica del lavoro e, insieme, la traumatica gioia del vivere. Ne è nato il film Il silenzio di Pelešjan che Marcello ha presentato in Orizzonti alla 68/a Mostra del Cinema di Venezia. La proiezione del mediometraggio è stata preceduta da due lavori dello stesso Pelešjan, Seasons (1980-1990) e Life (1993), che hanno permesso di poter intuire la forza visiva e umanistica di questo regista unico. Il silenzio è sia la principale caratteristica dei due brevi film che, di conseguenza, l’elemento centrale dell’omaggio girato da Pietro Marcello. Nel cinema di Pelešjan infatti non ci sono dialoghi, ma solo suoni d’ambiente e musica di commento, con il risultato di restituire al suono e all’immagine la loro forza primigenia.

Così non stupisce che per Il silenzio di Pelešjan, il regista armeno non abbia voluto farsi intervistare da Marcello che, allora, lo filma mentre cammina per le strade di Mosca o nel suo appartamento. Si viene calati perciò in una dimensione per certi versi disturbante, quella di un documentario su una figura d’artista che non parla, si mostra raramente e, persino, preferirebbe ritrarsi; un film in cui l’oggetto del discorso avrebbe la tentazione di sparire. E così succede, in effetti: abbandonando man mano la presenza del maestro armeno in scena, Il silenzio di Pelešjan si rivela perciò come un omaggio al suo cinema, non tanto alla sua persona. E, visto che le opere di Pelešjan sono fatte di silenzi, anche il film di Pietro Marcello si fonda sull’assenza di dialogo, costruendosi complessivamente come un omaggio a tutto il cinema muto. Così, dopo aver celebrato ne La bocca del lupo i pionieri dell’arte cinematografica, vale a dire i primi operatori della storia, Marcello individua nell’opera di Pelešjan il modello di un cinema fatto di elementi primordiali e dunque allo stesso tempo pioneristico e d’avanguardia.