Due film recenti in lingua portoghese affrontano sottotraccia la relazione tra la vecchia Europa (anche produttrice di film) e il moderno culturalismo. Come riportato dal The Guardian nell’articolo Colonialism on film: how cinema finds new ways to bust an old Tabu di Phil Hoad, nel tempo attuale, in cui i flussi di immigrazione continuano a cambiare le società occidentali, un silenzio “educato” è calato da tempo nel cinema moderno in merito a questi temi e, nelle occasioni passate, il tema del colonialismo è servito per rafforzare il senso di identità nazionale. Ma oggi vale la pena di analizzare come la categoria del colonialismo si adatti e venga trattata in termini di storia del cinema europeo. La risposta è in lingua portoghese e non è un caso, visto che proprio il Portogallo è il paese con la tradizione coloniale più longeva di tutto l’Occidente europeo. Tabu di Miguel Gomes e Neighbouring Sounds di Kleber Mendonca Filho, il primo di ambientazione portoghese (Lisbona) e il secondo brasiliana, affrontano questo tema, condividendo lo stesso atteggiamento controverso: il riconoscimento che le identità coloniali e le gerarchie di potere costruite su di esse sono sia una risorsa e un sostegno, sia un limite alla comprensione delle stesse dinamiche di relazione originate dal meticciato culturale. Questa ambiguità è spiegata molto bene dal concetto di saudade: il nuovo punto di vista, adottato da questi due film, racchiude un senso di nostalgia e di struggimento verso una persona assente, combinando insieme amore e difficoltà a comprendere bene il fardello inevitabile del tempo passato, lasciando il tema controverso e aperto a diverse interpretazioni. Questo stesso fatalismo è condiviso da entrambi i film citati. Il nuovo approccio adottato dalla “brigata” lusofona può risultare utile ai fini della comprensione del tema del colonialismo, scardinando vecchi pregiudizi e categorie, ormai superati dalla storia prima che dal cinema.
ELISA BORGHINI