Addio Girardot e Russell

02/03/11 - Due grandi figure femminili se ne vanno: Annie Girardot (1931-2011) e Jane Russell (1921-2011)...

In Memoriam
Due grandi figure femminili se ne vanno: Annie Girardot (1931-2011) e Jane Russell (1921-2011)

02/03/11 – L’Idroscalo di Milano: una delle stazioni più fatidiche del nostro cinema. Stazione finale di una vera e propria Via Crucis per un personaggio femminile viscerale e straziante come pochi altri il cinema italiano ci ha saputo regalare. Protagonista di quella sequenza memorabile fu la francese Annie Girardot, scomparsa ieri dopo una lunga battaglia col morbo di Alzheimer. Il film è Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, pietra miliare di un cinema altissimo e al contempo popolare poi lentamente e inesorabilmente sparito dai nostri orizzonti. Sottoveste nera, con solo una pelliccia bianca addosso. Eros, provocazione e passionalità. In molti dissero che Visconti, con la sequenza dell’omicidio di Nadia, produsse una sua personale Carmen milanese. Più probabilmente, fuse in modo mirabile e irripetibile il feuilleton di violenza e passione, tipicamente da cinema italiano anni ’50, con la raffinata impaginazione di una tragedia psichica, antropologica, sociale e mitica. Ovvero, il cinema che diviene alta forma d’arte traversando al contempo vari piani ontologici.

Annie Girardot ha girato una quantità sterminata di film, per lo più in Francia, ma, a volo d’uccello, le opere più interessanti e i ruoli migliori con ogni probabilità li ha ottenuti in Italia. Figura femminile capace di coniugare un forte temperamento, quasi mascolino, con passionalità e “senso tragico”, partecipò almeno a due capolavori italiani (il film di Visconti e I compagni di Mario Monicelli) e a diverse opere riuscite di Marco Ferreri (La donna scimmia, in cui apparve in provocatoria veste barbuta, Il seme dell’uomo e Dillinger è morto), nonché a una stramberia pop e intellettualoide come Metti una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi. Fece parte anche del cast sterminato e dispersivo dell’acidissimo e funereo L’ingorgo di Luigi Comencini. Negli anni più tardi, dette una grandissima prova nel cupo e melmoso La pianista di Michael Haneke nel ruolo di una madre depressa e oppressiva. In Rocco, Renato Salvatori la malmenò, la stuprò e la uccise, per poi nella realtà sposarla pochi mesi dopo. Coppia che si è concessa all’eternità artistica grazie al talento di Visconti. “Nadia all’Idroscalo” resta il picco della carriera di Annie Girardot, e pure uno dei picchi del nostro cinema.

Diverso è il caso di Jane Russell, diva americana tipicamente anni ’50, per lungo tempo una delle pin-up preferite oltreoceano, a cui Hollywood cucì addosso per buona parte una carriera fondata sulla sua prorompenza fisica. Notevolmente “maggiorata”, Jane Russell stregò il pazzoide e leggendario produttore Howard Hughes, che la diresse nel mitico Il mio corpo ti scalderà (1943), western trasudante eros che ebbe numerose noie con la censura per i ripetuti dettagli (un po’ ossessivi) sul “décolleté” dell’attrice. Compose poi una coppia azzeccata con Marilyn Monroe nel proverbiale Gli uomini preferiscono le bionde di Howard Hawks (1953), per disperdersi successivamente in una produzione anonima del tutto radicata nel mainstream hollywoodiano. Lavorò con buoni o ottimi autori, come John Sturges, Nicholas Ray e Raoul Walsh, e affiancò grandi star (Clark Gable, Robert Mitchum, Glenn Ford, Bob Hope), ma la tendenza fu verso un’onesta e impersonale professionalità, radicata nella sua bellezza. Più icona che attrice, a suo modo anche Howard Hughes l’ha consegnata all’eternità.