Intervista ad Adriano Valerio che apre la Sic

Accuratezza visiva e potenza sonora per Les Aigles de Carthage di Adriano Valerio, cortometraggio d'apertura della 35esima Settimana Internazionale della Critica alla 77esima Mostra internazionale del cinema di Venezia.
Intervista ad Adriano Valerio a cura di Giovanna Barreca

Invictus di Clint Eastwood nel 2010 raccontava di come Nelson Mandela avesse cercato nel rito collettivo del rugby, all’inizio amato solo dai bianchi, l’identità nazionale del suo Sudafrica, sull’orlo della guerra civile dopo la sua elezione.

Adriano Valerio, regista milanese che vive e lavora a Parigi da lungo tempo, dopo l’’esordio con il corto 37° 4S, seguito Mon amour mon ami e dal lungometraggio Banat (qui la nostra intervista: https://www.radiocinema.it/news/lorizzonte-aperto-di-adriano-valerio) torna alla forma breve con il documentario Les Aigles de Carthage, presentato come evento di apertura della Sic alla 77esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia.
La protagonista del film è la partita di calcio del 14 febbraio 2004 che portò la Tunisia a vincere per la prima volta la Coppa d’Africa. Le Aquile di Cartagine (Tunisia) sfidarono i Leoni dell’Atlas (Marocco) e vinsero 2 a 1.
Anche in quel caso il rito sportivo aveva generato molto altro e lo si scopre conoscendo i diversi protagonisti del film: uomini e donne che videro in diretta quella partita e ne percepirono tutta la forza. Per molti analisti proprio quel ritrovarsi per la prima volta nuovamente insieme a festeggiare aiutò i tunisini a trovare la forza di ribellarsi e far dimettere nel gennaio 2011 il dittatore Ben Ali in quella che porta il nome di Rivoluzione dei Gelsomini.
Riprendendo le parole di Eduardo Galeano, citato nelle note di regia dal regista:“Il calcio rappresenta un’utopia, un riscatto sociale, un’opposizione al potere perché anche se il Potere cerca sempre di manipolarlo, continua ad essere l’arte dell’imprevisto”. E sulle emozioni sentite da chi visse quella partita in schermi condivisi o in quello della propria stanza da solo gioca tutta la parte più emotiva ed emozionante del film. Nelle vibrazioni di quelle voci giovani e meno giovani, più che dalle immagini dei gol segnati, c’è il senso di quell’evento.
Dopo la visione possiamo affermare che Adriano Valerio continua il suo viaggio di ricerca filmica, senza mai trascurare un’accuratezza visiva, una potenza sonora rara dove il montaggio offre, proprio nell’unire le voci dei testimoni che ricordano l’evento con le immagini di oggi, tutto il significato di un percorso di consapevolezza iniziato durante quella partita e che è ancora nelle parole dei giovani che oggi fanno rap e rivendicano un paese diverso.

Nell’intervista il regista ci spiega com’è nato il progetto che doveva essere legato ad un’installazione, prima ancora di essere un film con la fotografia di Corrado Serri e di come il calcio sia un “facilitatore delle relazioni umane”.

giovanna barreca