Invictus

26/02/10 - Come alcuni registi anziani prima di lui, Woody Allen e Pupi Avati su tutti, Clint Eastwood raggiunti...

L’empito civile del grande Eastwood

26/02/10 – Come alcuni registi anziani prima di lui, Woody Allen e Pupi Avati su tutti, Clint Eastwood raggiunti gli 80 anni procede speditissimo al ritmo di un film e anche più all’anno, così a pochi mesi di distanza dal bellissimo “Gran Torino”, eccolo tornare in ballo con un altro importante film che stavolta affronta una storia vera e un tema forte: il razzismo e il superamento dell’apartheid in Sudafrica. E pur non filmando il suo film migliore, sa come portare a casa il risultato.

invictusNelson Mandela è da poco stato eletto presidente del Sudafrica e deve affrontare le divisioni sociale figlie dell’apartheid; i prossimi mondiali di rugby da ospitare forniscono al presidente un’idea, cioè far passare l’integrazione per la squadra di rugby, simbolo dello sport bianco e odiata da tutti i neri. Ma il mondo è pronto per cambiare. Dramma civile, biografia e film sportivo mescolati dallo sceneggiatore Anthony Peckham, da un romanzo di John Carlin, con onestà passione, ma ache un po’ troppa educazione e correttezza politica. Aperto da un acuto incipit, in cui a pochi metri di distanza i bianchi giocano a rugby e i neri a calcio (e lanciare un ponte per i prossimi mondiali di calcio), il film disegna il processo di ricostruzione che ha dovuto affrontare il Sudafrica all’inizio degli anni ’90, subito dopo la fine dell’apartheid, e su come Mandela ha sapientemente usato lo sport e la cultura popolare (i luoghi, le icone, le canzoni) per ribaltare pregiudizi e stereotipi, descrivendo come solo dall’emozione possano progredire le civiltà, col perdono al posto della ribellione: nei primi 40 minuti Eastwood sceglie la strada di un biopic un po’ piatto al limite del docu-drama, poi il progetto narrativo si fa più chiaro e il film più solido e la fatica nel fondere sport e politica si scioglie in una bellissima corsa d’allenamento per le strade (che ricorda l’“Alì” di Mann) e nell’emozionante e classicissimo finale, con le banalità dietro l’angolo, ma anche con la forza di un occhio puro nella messinscena.

Una macchina filmica che funziona a diesel, che tratta Mandela come Gandhi, cioè come un simbolo intoccabile e che forse eccede in dialoghi, concetti e funzioni narrative troppo palesi e ridondanti, ma in cui Eastwood dimostra mano a mano la sua eredità gordiana nella pulizia dello sguardo e nell’uso tanto trasparente quanto consapevole della tecnica. E degli attori, ovviamente nel più umanista dei registi, con un Matt Damon convincente e intenso che si fa da parte di fronte a un leone come Morgan Freeman. E a un regista che riesce a rendere la grandezza di un paese, con una semplice panoramica in uno stadio.

EMANUELE RAUCO

Titolo originale: Invictus
Produzione: USA 2009
Regia: Clint Eastwood
Cast: Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng, Matt Stern
Durata: 134′
Genere: drammatico
Distribuzione: Warner Bros Italia
Data di uscita: 26 febbraio 2010

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