Juliette Binoche

Dai primi passi con Godard all'Oscar de Il paziente inglese, quella di Juliette Binoche è una carriera divisa tra cinema d'autore e grandi co-produzioni internazionali.

Walk of Fame – Juliette Binoche – Alla scoperta del personaggio cinematografico della settimana

Figlia di un artista – regista e scultore – e di un’attrice, Juliette Binoche nasce a Parigi nel 1964 con la recitazione già nel sangue. Appena adolescente si cimenta col teatro a livello amatoriale, curando anche qualche regia in piccole produzioni studentesche, per poi iscriversi al Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique, che abbandonerà dopo poco tempo. All’inizio degli anni ’80 ottiene un piccolo ruolo in Liberty belle di Pascal Kané, e prende parte a due film per la tv, prima di incontrare Jean-Luc Godard, che era rimasto colpito da lei dopo averla vista in foto. Nel 1985, Binoche prende parte alla pellicola del grande regista ‘Je vous salue, Marie‘, prima di una lunga serie di film d’autore che proseguirà – sempre nella prima parte del decennio – con Vita di famiglia di Jacques Doillon, Rendez-vous di Téchiné – dove offre la toccante interpretazione di un’attrice di provincia – e Rosso sangue di Leos Carax. La svolta della sua carriera arriva però nel 1988 quando veste i panni della co-protagonista Tereza nel primo lavoro in lingua inglese della sua carriera: L’insostenibile leggerezza dell’essere di Philip Kaufman. Col suo notevole successo, il film lancia Binoche in una dimensione internazionale. L’anno successivo è in Un tour de manège del cognato Pierre Pradinas, è di nuovo con Carax in Gli amanti del Pont-Neuf – con il quale ottiene il premio come migliore attrice agli European Film Awards e la sua terza candidatura ai César – senza però rinunciare a sporadiche incursioni in televisione e a teatro.

Versatile e affascinante, l’attrice inizia ad essere richiesta sempre più in svariate coproduzioni: nel 1992 affianca Jeremy Irons in Il danno di Louis Malle, tratto dall’omonimo romanzo di Josephine Hart, che la impone come sex-symbol. Ma è Krzysztof Kieślowski a sancirne definitivamente il talento con la sua Trilogia dei colori offrendole il ruolo di Julie Vignon-de Courcy nel primo capitolo Film blu, e richiamandola per brevi cameo negli altri due. Dopo un breve periodo di pausa dedicato alla maternità, Binoche torna alla ribalta con il kolossal storico L’ussaro sul tetto, e soprattutto con Il paziente inglese di Anthony Minghella del 1996. Melodramma bellico-sentimentale, il film ottiene dall’Academy ben nove riconoscimenti, compreso quello come attrice non protagonista a Binoche, che così diviene la seconda attrice francese – dopo Simone Signoret – a vincere l’Oscar. Con l’ingresso nel nuovo secolo prosegue l’impegno con le grandi firme del cinema mondiale, a partire da Michael Haneke col quale gira Storie – Racconto incompleto di diversi viaggi, e successivamente, Niente da nascondere; Lasse Hallström per Chocolat, dove seduce Johnny Depp nelle vesti di un’avvenente cioccolataia, e ancora John Boorman (In My Country) e Abel Ferrara con Mary, vincitore del Gran Premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia del 2005. Pellicole apprezzate più dalla critica che dal pubblico (con l’eccezione di Chocolat) che segneranno una battuta d’arresto nella popolarità dell’attrice, decisa comunque a procedere lungo la strada del cinema “colto”, lavorando con registi quali Amos Gitai, Kiarostami (in Shirin e Copia conforme), Cédric Klapisch e, più recentemente, con David Cronenberg in Cosmopolis, in concorso al Festival di Cannes 2011. Da poco terminate le riprese di Camille Claudel, 1915 dramma biografico ispirato alla vita dell’artista francese per la regia di Bruno Dumont, Juliette Binoche è attualmente nelle nostre sale con Elles, diretto nel 2011 da Malgorzata Szumowska, dove interpreta una giornalista alle prese con un’inchiesta sul mondo della prostituzione.