Agli Emmy vince la famiglia

19/09/11 - Soprese al premio Tv: incetta di statuette per Modern Family. Trionfano anche Kate Winslet, migliore interprete e Martin Scorsese, miglior regia.

Come ogni anno gli Emmy spazzano via l’estate per sancire l’ingresso di una nuova stagione televisiva salutando quella precedente con una serie di premi che omaggiano i suoi migliori prodotti. Una scoppiettante introduzione comico-canora di Jane Lynch , la professoressa di ginnastica di Glee, ha sancito in pochissimi minuti ieri sera a Los Angeles, la sua irriverente conduzione. Anno strano, premi inaspettati. Lo scorso anno ci fu una grossa polemica perché la maggior parte dei premi, come spesso era accaduto nelle ultime edizioni, erano stati conferiti alla tv via cavo e in particolare alla HBO. Quest’anno perciò gli Emmy hanno risposto con una limitata vittoria al canale migliore della tv, specialmente nella categoria dei film televisivi/miniserie dove si è sempre rivelata imbattibile. Di conseguenza è stata un’edizione più equilibrata che ha regalato non poche sorprese, alcune delle quali anche piuttosto sconcertanti, pur non perdendo l’ossessione di premiare fra le migliori serie sempre gli stessi show: Mad Men della AMC, per la quarta volta nella sezione drammatica, e Modern Family, della ABC in quella comica, che fa incetta di premi.

A differenza degli altri anni, stavolta le categorie sono state suddivise ordinatamente nella presentazione dei premi introdotte dal gruppo canterino, sorto per l’occasione, Emmytones, composto fra gli altri da Zachary Levi, Cobie Smulders, Taraji P. Henson e Joel MacHale: prima la commedia, poi i reality e il varietà, il dramma e le miniserie e film tv (lasciando alla fine, però, la proclamazione della migliore serie comica e drammatica): una decisione logistica rivelatasi monotona. Fra le commedie, quindi, come già detto Modern Family fa incetta di premi, portandosi a casa oltre alla migliore serie anche sceneggiatura, regia e attori non protagonisti. Big Bang Theory deve accontentarsi di una seconda vittoria per il nerd Jim Parsons, migliore attore. A sorpresa, invece, fra le migliori attrici Melissa McCarthy con l’esordiente Mike & Molly sbaraglia concorrenti di più alto lignaggio come Laura Linney, Edie Falco e Tina Fey. Glee raccoglie le briciole, tra cui quella per Gwyneth Paltrow come guest star, mentre per la prima volta da anni la hit 30 Rock viene totalmente ignorata. Nonostante abbia raggiunto quest’anno il più alto numero di nomination nella storia del premio, HBO raccoglie per la maggior parte solo premi minori nella sezione delle serie drammatiche, principalmente grazie a Martin Scorsese, che produce e dirige il pilota di Boardwalk Empire, splendido racconto su Atlantic City durante il proibizionismo. Ancora più ignorato il medioevale Game of Thrones con solo due vittorie, tra cui quella per Peter Dinklage. Emmy doveroso ed estremo alla sceneggiatura del teen-drama Friday Night Lights, meraviglioso e veritiero ritratto della provincia texana, conclusosi la scorsa stagione, che porta a casa, dopo essere stato ignorato per anni, anche la statuetta al suo protagonista Kyle Chandler. E si rimane un po’ sorpresi nel vederlo battere i veterani e più meritevoli Hugh Laurie, Michael C.Hall e Jon Hamm, oltre al grande Steve Buscemi di Boardwalk Empire, rimasti con un palmo di naso per l’ennesima volta. Il personaggio di Eric Taylor è ritratto con asciuttezza da Chandler, ma le doti di Friday Night Lights non stanno certo nella sua performance. In un’annata piuttosto competitiva fra gli interpreti del dramma, vince prevedibilmente fra le donne Julianna Margulies per il buon legal drama The Good Wife, mentre con le sue nove candidature infruttuose Kathy Bates sembra proprio proiettata verso il record negativo di Angela Lansbury a quota diciotto.

Contro ogni previsione, Mildred Pierce, sempre HBO, non sale sul podio per la migliore miniserie (categoria accorpata per la prima volta col film tv) accontentandosi di una manciata di altri premi: quello alla portentosa e allegra Kate Winslet e alla sua spalla Guy Pearce. Ad aggiudicarsi l’Emmy alla miniserie è invece il diretto concorrente di Mildred Pierce: l’altrettanto bello Downton Abbey, che come Upstairs Downstairs (rimasto in panchina con le sue sei menzioni) si incentra sui rapporti fra classe nobiliare (e la sua relativa decadenza) e servitù nell’Inghilterra georgiana dei primi decenni del Novecento. Scritto da un Julian Fellowes, che ristruttura la narrazione come aveva fatto con lo script di Gosford Park, Downton Abbey si rivela una potente opera sugli schemi sociali britannici. Tre vittorie a sorpresa per l’altalenante I Kennedy, tra cui quella del protagonista Barry Pepper, discreto Bobby. Crisi economica e sociale dell’Occidente più evidente che mai, gli Emmy sembrano averla dimenticata a favore di un evergreen sempre valido: “The show must go on”.

ERMINIO FISCHETTI