La peggior settimana…

24/10/11 - Genovesi esordiente alla regia e De Luigi alla sceneggiatura per una commedia all'americana che però alla fine si rifugia come al solito sugli attori.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • Alessandro Genovesi
  • Fabio De Luigi
  • Cristiana Capotondi
  • Monica Guerritore
  • Antonio Catania
  • Che Fabio De Luigi sappia recitare, specie in ruoli comici, è assodato; oggi si scopre che sa anche scrivere. L’attore infatti è anche per la prima volta il co-sceneggiatore de La peggior settimana della mia vita, il film d’esordio alla regia di Alessandro Genovesi, autore che si era fatto notare per lo script di Happy Family di Gabriele Salvatores. E per darsi anche alla creazione, i due esordienti prendono a esempio la commedia americana in stile Vi presento i nostri. Al centro del film ci sono Paolo e Margherita nella settimana che precede le loro nozze: la loro felicità sarà presto messa a dura prova dalle famiglie, dagli amici, dalle ex-ragazze e soprattutto dalla totale goffaggine di Paolo. Ispirandosi a The Worst Week of My Life (serie inglese della BBC, poi rifatta in America, che racconta i disastrosi preparativi delle nozze, con verve più dissacrante e humour più imbarazzante), il regista e il protagonista scrivono un film che per scelte estetiche, comiche e narrative sembra un incrocio tra la saga con Ben Stiller e Robert De Niro e lo stesso Happy Family.

    Nel raccontare la difficile scalata di due innamorati al giorno più importante della vita, il film si rifà a quel sottogenere comico contemporaneo definito cringe movies, ossia i film comici in cui è l’imbarazzo a generare la risata, l’inopportunità di situazioni e personaggi, oltre che una buona dose di slapstick, gag visive e fisiche, come raramente se ne fanno in Italia, seguendo quegli inappuntabili meccanismi comici in cui le gaffe si susseguono ingrandendosi a valanga: e per mezz’ora Genovesi riesce nell’intento, accumulando gag notevoli, humour spedito e un velo di cattiveria. Peccato che poi manchi ciò che è fondamentale per un film del genere, il ritmo accelerato che non dia tregua allo spettatore. Anzi, la parte centrale della pellicola va sin troppo fuori giri, tra sfilacciamenti romantici e cedimenti comici, a cui si aggiunge una sceneggiatura che, come a subire la dittatura della risata, forza le situazioni oltre ogni credibilità. Si ride, non poco e in maniera più creativa rispetto al cinema medio italiano, ma poi alla fine della fiera sono gli attori – più che il meccanismo – a reggere la baracca: e tra professionisti rodatissimi come De Luigi e Antonio Catania, spicca l’insospettata verve (e l’intatto fascino) di Monica Guerritore, fiore all’occhiello di un’occasione parzialmente sprecata, forse perché Genovesi, un certo tipo di comicità, non ce l’ha dentro. Sembra paradossale, ma l’unico in grado di fare film comici in Italia coi ritmi e i meccanismi infallibili dell’humour USA è Neri Parenti, il regista dei cine-panettoni da cui Genovesi vuole assolutamente prendere le distanze.

    EMANUELE RAUCO

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