Michel Petrucciani

08/06/11 - Dopo Cannes, esce il documentario sul jazzista morto per una malattia genetica. Dirige Michael Radford intervistato alla presentazione italiana.

Dalla nostra inviata Giovanna Barreca

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • il regista Michael Petrucciani
  • Alexandre Petrucciani
  • Michael Petrucciani nel 1983 portò alla Quinzane des Realizateurs del Festival di Cannes Another time, another place, il suo primo film di finzione, dopo diversi lavori documentari e televisivi. Sarà poi Il postino a regalargli la notorietà internazionale grazie all’Oscar assegnato a Luis Bacalov per le musiche di nel 1994. Con Michel Petrucciani torna al suo primo amore, il documentario d’autore narrativo, dove cerca di comporre un discorso complesso che ruoti intorno alla figura del grande musicista jazz nato nella notte del 28 dicembre del 1962 con una malformazione fisica molto grave che ha impedito lo sviluppo delle sue ossa e gli impedirà, proprio per la fragilità del suo organismo, di vivere a lungo. Un incipit con una donna che definisce Michel: “Un grande talento in un piccolo corpo”. E poi l’orologio della sala parto che segna l’ora della nascita e che comparirà in dissolvenza incrociata per 4 volte durante il film per ricorda e scandisce quello che allo spettatore, attraverso immagini di repertorio e interviste, sembrerà una vita incredibile segnata ‘dal tempo’ che scorre implacabile. La consapevolezza del suo stato lo renderà, fin da giovanissimo, onnivoro, feroce, incapace di porsi limiti e pronto a combattere quelli fisici che la vita gli impone: avrà diverse donne senza mai legarsi per la vita a nessuna (anche se si sposerà), viaggerà per tutto il mondo (otre 200 concerti all’anno) e deciderà di mettere al mondo un figlio pur essendo consapevole che nascerà con il suo stesso problema: “Io non mi lamento di esser qui. Non lo farà neppure lui”. (Invece il figlio lo vediamo confessare di aver posto quella domanda già all’età di cinque anni alla madre).

    Chi non conosce l’opera di Michel Petrucciani potrà farsi facilmente travolgere dal flusso continuo di immagini e musica, della danza del suo corpo che permetteva a pochi di prender in braccio – “cercava la vicinanza con un altro cuore regalandoti in quel contatto grandi emozioni” confessa un amico – e dalle tante voci che hanno avuto il piacere di percorrere accanto a lui un tratto di quella vita. Non è mai un film nostalgico perché tiene sempre un ritmo molto alto e lavora soprattutto sull’ironia, caratteristica che ha reso ancora più grande l’esistenza di uno dei pianisti più dotati della storia mondiale. Viene rappresentato (documentato) il reale di un’esistenza straordinaria e nello stesso tempo interpretato il pensiero che l’ha giudata. La cornice degli anni americani con i Nasty boys a New York è quella più intensa e che rivela la vera essenza dell’artista francese, nonno napoletano. Come recita l’ultima didascalia che chiude i 102 minuti del doc, Petrucciani è seppellito nel cimitero Père Lachaise a Parigi, accanto a Frédéric Choplin. In Italia il film verrà distribuito dalla PMI distribuzione e uscirà il 22 giugno.