Native

12/03/12 - Horror thriller low-budget tratto da una storia vera e ispirato alle credenze siciliane. Fortemente penalizzato dagli attori protagonisti.

Dalla nostra inviata MARILENA VINCI

Dopo il Fantasy Horror Award 2011 di Orvieto, il Ciociaria FilmFest e la vittoria di tre Globi D’Oro (i premi assegnati dalla stampa estera in Italia), tra cui quello come regista rivelazione dell’anno al siciliano Giovanni Marzagalli, alias John Real, l’horror Native esce in sala distribuito dalla Whiterose Pictures. La storia, ambientata ai piedi dell’Etna, è ispirata a un fatto realmente accaduto e prende spunto da una credenza popolare sicula, quella che riguarda le native appunto, ossia delle donne il cui spirito può uscire dal corpo per perseguitare una persona e scagliarle contro altri spiriti che la torturino fino a condurla in una spirale di paura e follia.

Native soffre non solo le comprensibili pecche di un esordio alla regia, ma è anche fortemente penalizzato da una pessima recitazione, su tutte quella di Giovanna Mandalari, paragonabile a quella di una scadentissimo prodotto televisivo. L’inespressività della bionda attrice e l’incapacità di portare credibilità e pathos al personaggio non può che sollevare una prima e fondamentale domanda: perché affidarle il ruolo di protagonista? Superato questo quesito, al quale ovviamente non abbiamo risposta, ci si sofferma sugli altri punti deboli del film: in primis i dialoghi a tratti banali e, teniamo a ribadire, non certo aiutati da buone performance recitative; una sceneggiatura con delle falle che si notano, soprattutto, nel continuo spargimento di segnali con l’intento di indurre lo spettatore ad avere sospetti su chiunque possa essere la nativa, salvo poi lasciare i conti in sospeso e generare solo un caos irrisolto (l’amica di Michela e suo marito, per esempio, rimangono dei personaggi ambigui fino alla fine del film). Di contro il soggetto del film è da considerarsi interessante, anche se non certo nuovo nel suo genere, per il fatto di raccontare e approfondire per la prima volta la credenza popolare siciliana riguardo a questi spiriti. Non mancano alcuni momenti di suspence degnamente accompagnati dalla colonna sonora firmata da Marco Werba che, assieme alla canzone di Franco Simone Accanto (sui titoli di coda), è valsa al film gli altri due Globi d’Oro.

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