November 1st in concorso allo Short. La nostra intervista al regista

Il regista Charles Manton si è laureato presso la National Film & Television School e in November 1st, il suo primo film, sceglie come collante emotivo della narrazione il conflitto tra una madre e una figlia che viaggiano insieme per raggiungere il penitenziario dove avverrà l'esecuzione dell'assassino del figlio/fratello delle donne.
Intervista a Charles Manton a cura di Giovanna Barreca

Charles Manton si è laureato presso la National Film & Television School di Beaconsfield, la prima al mondo per numero di corsi pratici di regia specialistica individuale. Con il cortometraggio November 1st il giovane autore londinese si è aggiudicato il premio Student Academy Awards ed è entrato nella selezione finale del Ca’ Foscari short film festival, insieme altri 29 film provenienti dalle più prestigiose scuole di cinema del mondo.

Manton, raccontando dell’angoscia durata 28 anni di una donna che si reca all’esecuzione dell’assassino di suo figlio, mostra una stortura del sistema giuridico americano che l’autore ha indagato a fondo negli ultimi anni. La donna sembra aver vissuto solo in attesa di quel momento, con uno sguardo rivolto solo al passato, dimenticando di vivere e di provare ad instaurare un rapporto d’amore con l’altra figlia, ormai adulta che l’accompagna al penitenziario. Il conflitto madre-figlia è il collante emotivo della narrazione e il giovane autore ha usato soprattutto i primi piani dell’attrice protagonista per raccontare tutta la tensione crescente. Il volto di Lindsay Duncan (la madre Bonnie), con la sua naturale dolcezza, era il perfetto contrappunto alla durezza del tono che invece avevano le sue parole e alla tensione costante espressa dalle sue spalle e dalla postura del tuo corpo. La messa in scena del dolore, la verità della sofferenza invece è regalata dai campi medi che inquadrano le due donne sempre così distanti, non solo fisicamente ma soprattutto emotivamente a causa di un dolore che non sono in grado di condividere e magari di superare. Due donne che hanno anche visioni opposte su quello che sta per accadere: la madre vuole l’esecuzione, mentre la figlia no.

Durante il viaggio che porta le due donne al penitenziario il conflitto e i non detti di una vita emergono, mettendo in luce anche tutte le fragilità delle due donne.

Il regista e scrittore, nella nostra intervista ci rivela dettagli della messa in scena e della scelta dell’attrice protagonista e ci racconta del suo prossimo progetto: un lungometraggio.

Grazie per la traduzione dell’intervista a Crystan Nimoh Zanuso.

giovanna barreca