Oscillazione umane in commedia

Teatro e vita, conflitti dentro e fuori dal palcoscenico all'interno di una commedia che sa giocare col linguaggio di Shakespeare, tradotto in napoletano da De Filippo e portato al cinema da Gianfranco Cabiddu ne La stoffa dei sogni, in sala dal 1° dicembre per Microcinema. La nostra intervista al regista.
Intervista a Gianfranco Cabiddu a cura di Giovanna Barreca

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Primo dopoguerra in Sardegna. Una nave con a bordo una compagnia di attori e quattro mafiosi in attesa di essere portati all’isola carcere dell’Asinara per scontare la loro pena, fa naufragio. I malviventi, durante la tempesta, riescono a uccidere il comandante e ad ammanettare le guardie e, una volta arrivati sani e salvi sull’isola, costringono il capocomico (Sergio Rubini) a farli passare per membri della compagnia ed evitare la galera. Il direttore del carcere (Ennio Fantastichini) capisce l’inganno e per smascherare i mafiosi chiede che venga messa in scena “La tempesta” di Shakespeare. Per riuscire a far recitare tutti, il capocomico traduce il testo in napoletano.
Gianfranco Cabiddu – che giovanissimo lavorò con Eduardo De Filippo – utilizza la traduzione che il grande regista teatrale napoletano fece del testo inglese e lascia che l’intensità del testo popolare si mescoli, diventi un testo nel testo della vita dei personaggi in scena. Cabiddu costruisce personaggi che dentro e fuori dal palcoscenico si ritrovano ad affrontare conflitti interiori e spesso a trovare risposte proprio grazie alla messa in scena teatrale. Così per il capocomico, per il mafioso più anziano e il figliolo ma soprattutto per il direttore del carcere che, dopo aver usato l’Asinara come rifugio dalle delusioni di un rapporto naufragato deve separarsi dalla figlia ormai adolescente, pronta alla vita.
L’impianto gioca volutamente tra teatro e vita e lascia che l’isola dell’Asinara, la sua natura diventi metafora dei mutamenti, del bisogno di cambiare, di divenire di alcuni personaggi in scena e fuori scena come dimostra una delle scene finali quando il sipario crolla e un’altra verità ineluttabile affiora.
Cabiddu nella nostra intervista ci racconta l’arte della commedia di De Filippo, “il senso di comunità che deve arrivare a parlare alla gente, al pubblico” presente nel teatro sia di Shakespeare che di De Filippo, la genesi del progetto, il lavoro intenso sul set perchè l’isola è ancora oggi piuttosto isolata dal mondo e poi il lavoro sul tempo che, come viene affermato nel film: “su un’isla non segue più i tempi della ragione”.
Nel film è presente un cameo di Luca De Filippo nella sua ultima partecipazione cinematografica, prima della scomparsa avvenuta il 27 novembre 2015.

giovanna barreca