Pivano Blues

05/09/11 - In Controcampo Italiano Teresa Marchesi on the road per raccontare l'intellettuale e americanista. Con Vasco, Ligabue e Patti Smith.

Dal nostro inviato EMANUELE RAUCO


Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA alla regista del film:

  • Teresa Marchesi
  • Chi è Fernanda Pivano dovremmo saperlo tutti e invece in pochi, soprattutto tra i giovani, sanno chi è. La Nanda, come la chiamavano tutti, è stata nell’Italia del dopoguerra la più grande divulgatrice della cultura americana, colei che portò nel nostro paese i poeti e gli scrittori della beat generation. A lei e al suo mondo, la giornalista Teresa Marchesi ha dedicato un documentario affettuoso che la 68/a Mostra del Cinema di Venezia presenta tra gli eventi del Controcampo Italiano. Sfruttando le molte ore di riprese a casa di Pivano con artisti, letterati, cineasti e musicisti, il film ripercorre la storia dell’intellettuale, i suoi rapporti con Hemingway, Kerouac e gli altri grandi rappresentanti della rivoluzione culturale americana, e poi, sempre tenendo presente il ruolo di “ponte” che svolse tra quell’America irrequieta e la nostra Italia, Pivano Blues racconta però anche la vecchiaia della donna e i suoi amici. Un omaggio, prima che un ritratto, realizzato come film di montaggio ma anche con raccolte di interviste e ricordi del gotha del pop-rock internazionale, da Patti Smith a Lou Reed, da Vasco Rossi a Ligabue.

    Animato dalla pittura di Ursula Ferrara e musicato dai Litfiba, che hanno composto la suite Dimmi dei nazi (da una domanda che Hemingway fece a Pivano a proposito dell’esperienza in carcere della donna, colpevole di aver tradotto poeti inglesi), il film si divide in blocchi per restituire al pubblico, specie quello delle scuole – a cui esplicitamente la regista si indirizza -, la vitalità creativa, umana e culturale di una donna che, oltre ad aver tradotto i più grandi capolavori della letteratura americana degli anni ’50 e ’60, lottò per la libertà, la pace, la diffusione di una cultura che ha il dovere di essere conservata, divulgata, proseguita. E Pivano Blues lo fa alternando repertorio, reading e molte interviste agli amici di Nanda: è forse proprio questo però il limite del film. Come la vita della protagonista, infatti, il film soffre troppo delle alterne personalità delle testimonianze e, a parole acute e commoventi, quali quelle di De André o Guccini, si contrappongono ricordi più banali come quelli di Vasco. Comunque per fortuna le testimonianze non soverchiano la componente emotiva e non riescono a schiaccare la forza di Nanda e del suo carisma, ma lasciano la sensazione di un ammiccamento al pubblico; in ogni caso un peccato veniale per quello che è un atto d’amore.