Pugni Chiusi

12/09/11 - Fiorella Infascelli porta al cinema la vertenza dei cassintegrati Vinyls di Porto Torres in un documentario di Controcampo Italiano.

Dalla nostra inviata LAURA CROCE

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA alla regista:

  • Fiorella Infascelli
  • Un’isola immersa in uno degli scenari naturalistici più affascinanti del nostro Paese. A poca distanza, sulla terraferma, una fabbrica che ha smesso di funzionare e, sospeso tra queste due realtà, un gruppo di uomini che lotta per riaffermare il principio costituzionale del diritto/dovere al lavoro. È la triste, e al contempo coraggiosa, storia della vertenza dei cassintegrati della Vinyls di Porto Torres quella raccontata dal documentario Pugni Chiusi, di Fiorella Infascelli, un film che già dal titolo manifesta la volontà di affrontare il tema del cambiamento delle relazioni industriali in una realtà ormai priva dei punti di riferimento che hanno guidato la storia delle lotte sindacali e delle rivendicazioni sociali. Quando l’Eni ha deciso di arrestare la produzione nel petrolchimico sardo, gli operai hanno infatti capito che non sarebbero bastate le normali forme di protesta e le usuali manifestazioni, ma che per ottenere l’attenzione dei media e del Governo sarebbe servita un’iniziativa ben più memorabile ed esemplare, per quanto non violenta né di stampo militante o ideologico. Dopo aver occupato per un breve periodo la Torre Aragonese, simbolo di quel territorio, hanno deciso di auto recludersi nell’ex-carcere dell’Asinara, cominciando un’avventura di resistenza e solidarietà che, partita nel febbraio 2010, si è conclusa solo pochi mesi fa dopo la firma di un’intesa per la realizzazione nello stesso sito Vinyls di un nuovo polo della chimica verde. In mezzo ci sono stati diversi bandi internazionali di vendita andati in fumo, trattative poco chiare e tutta una serie di altri segnali che non rassicurano riguardo la capacità del sistema di garantire non solo l’occupazione, ma il rispetto stesso del lavoro e dei lavoratori.

    “Mi manca Berlinguer”, è l’affermazione che apre Pugni chiusi, dichiarando appunto la difficoltà di inquadrare il documentario all’interno delle tradizionali categorie della lotta operaia e dello scontro di classe. Nostalgia e disillusione sono perciò i sentimenti posti a sfondo dei volti e delle parole degli uomini della Vinyls, che hanno dovuto incarcerarsi per dichiarare la propria innocenza rispetto al fallimento industriale del settore petrolchimico, e che in questa loro manifestazione pacifica e ordinata hanno raccolto molti altri tipi di lavoratori dai diritti calpestati: insegnanti rimasti senza posto a causa delle riforme, precari, altri cassintegrati e tutta quell'”Italia peggiore” con cui possono condividere pene e timori tramite il primario strumento del web. Se c’è una particolarità nell’opera della Infascelli è dunque proprio questa capacità di cogliere la persistenza e la caparbietà umana oltre la caduta degli strumenti di affermazione sociale, la solidarietà oltre la latitanza dei principi costituzionali e delle istituzioni. Viene allora da pensare a opere come la docufiction RCL sulla Fiat di Pomigliano D’Arco, e viene anche da pensare che sia lo stesso cinema, rimasto privo degli strumenti culturali necessari per rappresentare il nuovo status quo delle relazioni industriali in Italia, a essersi rinchiuso, nel malinconico rimando, a un’idea di fabbrica definitivamente confinata nel passato.