Largo Baracche

L’ombra di Gomorra. Carmine, Gianni, Mariano, Giuseppe sono solo alcuni dei tanti giovani e giovanissimi che abitano i Quartieri Spagnoli, autentico cuore febbricitante di vita della città di Napoli.
All’interno di questa inestricabile matassa di vicoli, bassi, scorci barocchi in decadenza, labirinto della “napoletanità verace”, i ragazzi formano una “batteria” umana esuberante e variamente assortita: dal figlio del boss “che ha dato le dimissioni” a chi cerca di sbarcare il lunario come parcheggiatore abusivo, da chi nutre ancora una fiducia residua nelle istituzioni (benedetta scuola!) a chi reagisce contro lo snobismo della gente perbene. A far loro da guida e, al contempo, da compagno è Gaetano Di Vaio (già tra gli ideatori del progetto Napoli Napoli Napoli, diretto da Abel Ferrara), che con piglio leggero ma calato sino in fondo nella realtà di un quotidiano che gli appartiene in maniera viscerale, affronta un viaggio al termine di quella che potrebbe sembrare una notte priva di rimedio o scampo. La notte di chi, nato nei Quartieri Spagnoli, parrebbe condannato senza appello a un fato di violenza e malavita, fatta o subita.
Il taglio documentaristico, paradossalmente, è tutt’altro che illustrativo, algido, distaccato: è un bisturi che disseziona la carne di una città/metafora di qualcos’altro, mettendo allo scoperto i nervi e i centri del dolore. Napoli è sberleffo, dialetto feroce, luce radente e affilata che si insinua a stento fra i vicoli del centro storico, è il rimosso italico che continuiamo a credere incurabile perché una certa dose di rassegnazione è, a quanto pare, patrimonio ineliminabile(?) dell’uomo del meridione.
Eppure, questi ragazzi, dai nomi così appassionatamente meridionali, così napoletani, questi “ragazzi di vita” dell’eterno presente, sono specchio non artefatto, non didascalico e non moralistico di uno dei diritti fondamentali della dignità umana, quello di poter dire di no. E Gaetano Di Vaio, ex-ragazzo di vita come coloro di cui si fa testimone e narratore, ci spalanca gli occhi su di un tremolio inedito dell’atmosfera, al termine della notte, in prossimità dell’aurora.
Proiettato in coppia con Largo Baracche, da segnalare infine il bel corto Ore 12 di Toni D’Angelo che torna sul tema della camorra, in una cruda riproposizione di Romeo&Giulietta che guarda agli stilemi narrativi propri del cinema d’azione orientale con risultati accattivanti.
Al Festival Internazionale del Film di Roma, in Prospettive Italia.

Gianfrancesco Iacono per cinematografo.it