Red 2

Il sequel della fortunata action comedy interpretata da Bruce Willis conferma mood e (in gran parte) cast del suo predecessore; ampliando il raggio d'azione della storia e offrendo, ancora una volta, un intrattenimento più che piacevole.

Squadra che vince non si cambia: sarà anche un luogo comune, ma è questa la logica che ha ispirato, con tutta evidenza, gli sceneggiatori di Red 2. Nel sequel dell’action movie diretto da Robert Schwentke, infatti, è stata sostanzialmente riconfermata la squadra di simpatici (effettivi, ex o aspiranti) agenti speciali capitanata da Bruce Willis: a partire dalla controparte femminile interpretata da Mary-Louise Parker, fino allo stralunato ex federale a cui dà il volto John Malkovich, dalla letale ma divertente killer di Helen Mirren alla sua vecchia fiamma Brian Cox. Nonostante il cambio in cabina di regia (a Schwntke è subentrato il regista di provenienza televisiva Dean Parisot, qui al suo esordio nel lungometraggio) i fratelli Erich e Jon Hoeber, ancora autori dello script, hanno sostanzialmente confermato anche il mood, lo spirito e il tono in bilico tra la spy story, l’action più fracassone e la commedia surreale, che avevano ispirato il fortunato predecessore. Gli innesti del cast, nomi di un certo peso come i quasi-villain Catherine Zeta-Jones e Lee Byung-hun (stella della cinematografia sudcoreana) oltre a un Anthony Hopkins sempre intenso e autoironico, si amalgamano bene su un tessuto narrativo ancora più “multietnico” di quello del primo film: con un’avventura che si snoda con disinvoltura tra le città di New York, Hong Kong, Mosca, Parigi e Londra.

Qui, vediamo dapprima l’agente in pensione Frank Moses tentare di fare davvero il pensionato; deciso a darsi alle gioie (tardive) della famiglia con la sua Sarah, Frank non vuole più sentir parlare di spie, omicidi e intrighi internazionali. La calma, però, durerà pochissimo: saranno di nuovo i guai ad andarlo direttamente a cercare, coinvolgendo ovviamente anche l’amata compagna e l’amico di una vita Marvin. Il motivo, una vecchia missione (denominata Notte Fonda) a cui gli agenti avevano partecipato nel 1979, in piena Guerra Fredda: il compito era quello di portare in Unione Sovietica, segretamente e pezzo dopo pezzo, una potente arma di sterminio. Ora, sia il governo americano che quello russo, oltre al servizio segreto inglese MI6, si rivelano interessati a recuperare l’arma: tutti sembrano inoltre intenzionati a liberarsi degli agenti che originariamente presero parte alla missione. Malgrado i suoi sforzi di non mettere in pericolo Sarah, compiuti contro la volontà della stessa donna, Frank non potrà evitare alla sua compagna di restare coinvolta nella vicenda; ma potrà contare sugli amici di un tempo, Marvin e Victoria, oltre che sull’ambiguo aiuto di una sua vecchia fiamma, l’agente segreta russa Katya.

Se la formula di Red 2 resta dunque, sostanzialmente, la stessa del suo predecessore, la narrazione si fa lievemente più complessa, ampliando il raggio d’azione della vicenda e moltiplicandone i twist narrativi. L’origine fumettistica del soggetto viene qui sfruttata maggiormente a livello visivo, con titoli di testa e di coda che riproducono le tavole del fumetto originale, oltre a inserti disegnati sovrapposti alle immagini durante il film; per contro, rispetto all’originale, vengono limati alcuni degli eccessi grotteschi (quasi pulp) che lo caratterizzavano, in favore di una regia più classica e leggibile. Restano comunque sfumature, inevitabili dato il cambio di regista, che non intaccano un’evidente continuità di impostazione: più interessante, seppur presentata in modo sommario, si rivela semmai l’evoluzione del protagonista, col suo forzarsi a una vita familiare e a un’ossessiva protezione della sua compagna, che mal si adatta al carattere avventuroso della donna. Le schermaglie tra i due, oltre al “triangolo” con la Katya interpretata da Catherine Zeta-Jones, si rivelano tra i momenti più divertenti del film. Per il resto, Malkovich e la Mirren riprendono (con evidente gusto) i panni dei rispettivi personaggi, riproducendone caratteri ed eccessi, senza sconfinare (ancora) nella maniera. Il vero valore aggiunto del film, semmai, è rappresentato da un Anthony Hopkins che riesce a mettere classe ed intensità anche in un ruolo più evidentemente disimpegnato, tratteggiando un personaggio che, nel corso della narrazione, riserva più di una sorpresa.

Tra morti vere e simulate, immancabili corpo a corpo, inseguimenti automobilistici e aerei, travestimenti, scambi di persone e di oggetti, Red 2 si lascia quindi seguire con piacere; offrendo un intrattenimento che, per quanto facile e basato su presupposti esili, è impreziosito dalla simpatia e dal carisma delle star coinvolte. Il già citato, maggior respiro spaziale della vicenda, unito ai tocchi di classe sparsi qua e là dagli interpreti, oltre che al buon senso del ritmo dimostrato dal regista, fanno sì che questo sequel risulti, per certi versi, anche più efficace del suo predecessore. Il franchise, con ogni probabilità, non si fermerà qui: e d’altronde, perché dovrebbe?

Marco Minniti per Movieplayer.it