#RomaFF16- Anni da cane: il grido d’amore per la vita di Stella

Intervista a Fabio Mollo e Aurora Giovinazzo a cura di Giovanna Barreca

Aurora Giovinazzo, Isabella Mottinelli, Federico Cesari, Luca Maria Vannuccini con Sabrina Impacciatore e con un cameo di Achille Lauro sono gli attori protagonisti di Anni da Cane, il nuovo film di Fabio Mollo, presentato in anteprima alla 16esima edizione della Festa del cinema di Roma e dal 22 ottobre, in esclusiva, su Prime video.

16 anni o forse 112? Stella (Aurora Giovinazzo) pensa di essere un cane e di avere ancora solo un mese di vita perché sta per compiere 112 anni canini (i 16 anni di una comune adolescente) e quindi si prefigge diversi obiettivi da raggiungere. Da giovane adolescente divide l’esistenza a scuola con la compagna e amica Nina (Isabella Mottinelli), ha una madre (Sabrina Impacciatore), commercialista che si sveglia tutte le mattine leggendo i tarocchi e una sorella Ludo (Romana Maggiora Vergano), un po’ più grande, che proprio non comprende le sue stranezze.

Come il cane Piedino sia entrato nella sua vita e il perché questa stranezza degli anni canini si capiranno solo verso la fine del film, anche se il tormento interiore di questa giovane esplosiva, in ogni sua esternazione, è ben chiaro dalla prima scena. Come un moderno Antoine Doinel tormentato, anche Stella corre sempre e in una sorta di vento che spesso si trasforma in uragano, travolge tutto ciò che incontra, come se fosse incurante dei sentimenti e delle esigenze altrui. Ha solo tanta paura ed è dominata da una sana follia.

Nel 2013, proprio qui alla Festa del cinema di Roma, con Il sud è niente, Fabio Mollo esordiva al cinema con un’opera prima sorprendente per la sua struttura essenziale, per il lavoro filmico sulle immagini che dava meno spazio alle parole. Tanti film da allora (Vincenzo da Crosia, Il Padre d’Italia) e serie (lavora a Tutto può Succedere, Liberi Sognatori, Come Quando Fuori Piove, Masantonio, Curon) ma qui torna prepotente la sua osservazione sul mondo degli adolescenti,  sulla loro paure e sogni, con una macchina da presa che permette allo spettatore di essere in movimento con il personaggio. Una nuova opera tra reale e onirico dove, forse, Stella – a differenza di Grazie (de Il sud è niente) – è meno arrabbiata e nonostante tutto, ha più speranze. Ottimo il lavoro sulle musiche di Rocco Centrella che sono parte stessa della narrazione, parte del flusso di parole/sentimenti della protagonista.

giovanna barreca