Scossa

01/09/11 - Film diretto a 8 mani (Lizzani, Gregoretti, Maselli e Russo) sul terremoto di Messina: didascalico e teatrale. Fuori concorso.

Dal nostro inviato EMANUELE RAUCO

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • Ugo Gregoretti
  • Nino Russo
  • Scossa si riferisce al terremoto che nell’inverno del 1908 distrusse Messina e la costa di Reggio Calabria. Purtroppo non si riferisce alla reazione dello spettatore per questo film a episodi che, nel raccontare una tragedia quasi antica attraverso gli occhi di registi che hanno fatto la storia del nostro cinema d’impegno (come Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Citto Maselli e il più giovane Nino Russo), non riesce a mostrarsi realmente contemporaneo. Come si vorrebbe. Quattro storie: una donna che sotto le macerie attende qualcuno che la salvi, un giornalista che racconta il suo reportage lungo la Calabria martoriata, un detenuto che fuggito dal carcere distrutto cerca la moglie e un pescatore che aspetta per anni che lo Stato gli dia la casa che gli spetta di diritto. Scritto dai registi assieme a Giorgio Arlorio, 4 episodi che attraverso vari stili cercano di rendere il dramma e le conseguenze di una tragedia piena di echi d’attualità.

    Infatti nel descrivere ora con la precisione della cronaca, ora con l’enfasi del mélo, ora con l’ironia dell’apologo satirico cosa accadde più di 100 anni fa, il film traccia evidenti paralleli con i terremoti moderni, dall’Irpinia all’Aquila, inquadrandone lo sciacallaggio, la difficoltà nei soccorsi, la disperazione, la burocrazia e il potere. Tra suggestioni bressoniane e brutti fondali in digitale, il film però soffre di un didascalismo radicale che gli toglie molte possibilità di suggestione e che lo rende più un figlio superficiale di tv e teatro (come dimostra la prova di Massimo Ranieri) che frutto di un cinema un tempo, almeno nei nomi, grande. E non è un caso, allora, che il migliore del quartetto sia proprio il più giovane Russo, l’unico in grado di miscelare ironia simbolica e occhio alle realtà, di usare gli attori non come “pupi” ma come personaggi, persone nei momenti migliori, e di dare un benefica scossa a un film che spesso invece pare atrofizzato come le gambe, che sotto le macerie del passato, non sanno più muoversi.