Sguardi sonori

05/10/11 - Oltre il mare: Nicola Masciullo e la sua musica melodica per l'opera prima di Cesare Fragnelli, film sentimentale e giovanile.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgDopo i molti premi ricevuti con il cortometraggio L’oro rosso, non si può negare che l’esordio al lungometraggio di Cesare Fragnelli abbia lasciato nello spettatore una certa delusione: Oltre il mare – nelle sale dal 30 settembre – racconta i giovani e la loro spensierata maturazione con toni superficiali. Particolare cura però il regista ha prestato alla parte musicale, fondamentale per parlare dei e ai giovani, facendosi aiutare dal compositore Nicola Masciullo. Il quale per raccontare una vacanza come tante e allo stesso tempo fondamentale decide di affidarsi allo strumento basilare per eccellenza, quello più evocativo di comunità e unione, la chitarra. Classica o elettrica, pop o rock, attraversando echi indie e americani o ripiegando su rassicuranti tratti mediterranei (il film è girato sulle coste pugliesi), lo strumento a sei corde domina la soundtrack strizzando l’occhio al pubblico adolescenziale e dando vena malinconica o scanzonata a seconda della situazioni.

Aperta dalla voce di G.Leora Kalweit che canta la malinconica Whisper to a Yell, la partitura percorre tutte le sfumature della crescita e della formazione, dal ritmo sbarazzino di Vent’anni al romanticismo di Ha un altro?, dal relax di Spaghetti Reggae ai suoni ampi di Immigration, cercando di stabilire con personaggi e pubblico un filo diretto tra il ruffiano e il sincero. Quello che manca al lavoro di Masciullo è una progettualità che vada al di là della raccolta di frammenti e che raggiunga un’unità di ispirazione che manca tanto alle musiche quanto al film. Se la musica è buona come colonna sonora pop per un viaggio in macchina (come dimostra il breve brano Match Point o l’allegra Verso Londra), lo è meno come elemento filmico, dato che alle troppo brevi tracce manca il rapporto con le scene, con le sequenze, riducendo le sette note a mero riempitivo. Fa eccezione la title track dei Tecà, tutt’altro che un bella canzone, ma che almeno dimostra una sintonia col mondo che vuole raccontare che tanto a Masciullo quanto a Fragnelli sembra mancare.