Sguardi sonori

19/10/11 - This Must Be the Place: David Byrne superstar nella colonna sonora, suadente, dolorosa eppure piena di speranza del film di Sorrentino.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgE’ una rockstar che cammina lenta, un po’ sbilenca, portandosi dietro un carrello o un trolley, conciata come Robert Smith dei Cure a essere protagonista di This Must Be the Place, il nuovo bel film di Paolo Sorrentino, una di quelle pellicole che crescono col tempo, che ti restano dentro giorni dopo la visione. E una rockstar è la protagonista della colonna sonora del film: David Byrne, leader dei Talking Heads, autore della canzone che dà il titolo al film e che diventa – in vari arrangiamenti – il leit motiv della soundtrack. Byrne, che sostituisce Teho Teardo alle musiche, prende suoi brani rendendoli strumentali, seleziona brani altrui e compone canzoni originali: il risultato è una selezione di grandissima varietà e bellezza, pronta a sorreggere le sfaccettature di Cheyenne e le facce del film, alternando la componente scanzonata e ironica tipica della sua musica, con la ricerca strumentale, la melodia dolorosa e introspettiva con la sfacciataggine della gioventù – o della sua perdita.

Aperta dal secondo movimento della suite Achille’s Heel di Brooklyn Rider, che sottolinea la natura stralunata eppure raffinata dell’opera, la colonna sonora si mette sulla scia del protagonista, segue i passi del personaggio e le sue emozioni sopite, e non potrebbe fare altro: così, alla sofferta solitudine di un capolavoro come Spiegel Im Spiegel di Arvo Part, segue la gioia contagiosa di This Must Be the Place in tre versioni (quella live di Byrne che si vede anche nella splendida scena del concerto, quella rockeggiante di Gloria, quella quasi folk di Trevor Green), all’ultra-classica The Passenger di Iggy Pop – un must di ogni film on the road – segue la celestiale armonia di Happiness di Jonsi & Alex, fino a giungere a i piccoli gioielli dei Pieces of Shit, nel film gruppo indie giovanile dietro il quale si nascondono 6 canzoni originali dello stesso Byrne, tra cui spicca The Sword Is Yours. Soundtrack preziosa per quello che è forse il film più musicale di Sorrentino, quello dove tanto il racconto quanto le scelte della regia sono invasi pacificamente dalle sette note. E quando il connubio è di questo livello, non si può non innamorarsene.