Sguardi sonori

23/11/11 - La kryptonite nella borsa: la Napoli retrò di Ivan Cotroneo, tra glam rock, modernariato e le note colorate di Pasquale Catalano.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgLo sguardo di un autore può essere anche il suo suono, le sue scelte musicali: lo dimostra in modo inequivocabile La kryptonite nella borsa, l’esordio alla regia dello sceneggiatore Ivan Cotroneo il quale ha infuso nel film tutto il suo background musicale, il suo amore per la musica italiana e internazionale degli anni ’60 e ’70 che è una sorta di marchio di fabbrica, basti vedere la serie Tutti pazzi per amore, ma anche Dillo con parole mie di Daniele Luchetti da lui scritto. A comporre lo score originale di una colonna sonora piena di canzoni celebri, Cotroneo ha chiamato Pasquale Catalano, bravissimo musicista partenopeo che grazie alle collaborazioni con Pappi Corsicato, Paolo Sorrentino e Antonio Capuano (ma sua è anche la musica della Versione di Barney cinematografica) pare perfetto per raccontare la Napoli sognante e demodé del film: e lo fa con una partitura sorprendente che anziché puntare sul folklore o sul modernariato sonoro caro al regista, sceglie toni raffinati, melodie e armonie suadenti e affascinanti, ricche di ritmo ma anche di chiaroscuri.

Gli occhi di Peppino, per esempio, introduce quella malinconia dolorosa che nel film sa farsi largo a dispetto dei sorrisi, con la cadenza di un adagio; L’autocoscienza di Titina riprende il sound fusion degli anni ’70, mentre Primo Secondo e terzo strizza l’occhio ironico all’ascoltatore, Superman al Red Inn lo accompagna nella psichedelia, esplodendo poi nella rilettura della Danza di Zorba di Theodorakis, mitica nel film Zorba il greco. E poi ci sono le canzoni, che per l’ascoltatore comune sono il piatto forte: il filo conduttore è Nancy Sinatra e la sua These Boots Are Made for Walking, che apre il film in un’imbarazzante cover italiana di Dalida (Stivaletti rossi) e lo chiude nella versione moderna dei Planet Funk. In mezzi alcuni splendidi classici come Life on Mars di David Bowie, Lust for Life di Iggy Pop (anacronismo voluto dato che il film è ambientato nel ’73, mentre la canzone è del ’77), Quand’ero piccola di Mina e Nun è peccato di Peppino Di Capri. Una colonna sonora efficacissima, divertente e seducente come la Napoli del film, come i suoi personaggi, ma soprattutto come il suo autore, che anche dietro la macchina da presa – e non solo dietro quella da scrivere – ha trovato il modo, visivo e sonoro, di marchiare di sé le proprie creature.

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