Sguardi sonori

17/12/08 - Tra la fine dell'anno e l'inizio di quello successivo si svolge quella che i beninformati chiamano...

Sguardi sonori – Golden Globes
La corsa all’Oscar si bagna di classicità 

(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)

sguardi-sonori-interno.jpg17/12/08 – Tra la fine dell’anno e l’inizio di quello successivo si svolge quella che i beninformati chiamano “season’s awards”, la stagione dei premi, dove qualunque organizzazione o circolo si riunisce per nominare e poi premiare film e tecnici dell’anno appena finito. Se la vetta della stagione sono gli Oscar, i Golden Globes vengono al secondo posto. Ovviamente, i premi dati dalla stampa straniera in USA riguardano anche musica e canzoni per film, e proprio su queste ci vogliamo soffermare. Quest’anno è stata premiata la classicità  e i nomi dei fuoriclasse, come dimostrano i nomi dei compositori in gara, come Hans Zimmer per Frost/Nixon di Ron Howard o James Newton Howard per Defiance, classici e solidi autori di musiche da film perfettamente e solidamente hollywoodiane. Nome un po’ più di nicchia è quello di Alexandre Desplat, che però negli ultimi anni ha saputo imporsi nel panorama grazie a un talento melodico e armonico davvero raffinato (ne è riprova Lussuria). Desta curiosità  invece la candidatura dello sconosciuto A.R. Rahman, che invece è un notissimo compositore di Bollywood, apprezzato in questo caso per il composto di melodia tradizionale e ritmi elettronici di The Millionaire.

Forse, l’elemento meno tradizionale della cinquina è quello di Clint Eastwood – da anni anche compositore delle partiture dei suoi film – che con The Changeling ha creato (un po’ come in Letters from Iwo Jima) una serie di variazioni sul tema, ornate da uno struggente pianoforte. Quindi, benchè al suo meglio, classicismo. Parola che accompagna anche le cineque canzoni nominate come brani originali: e torna il nome di Eastwood, come compositore di Gran Torino, canzone del suo omonimo film (il vecchio Clint viaggia alla media di due all’anno). Sempre in una rodatissima tradizione, s’inseriscono le candidature di “I thought I lost you” da Bolt e “Down to Earth” da Wall-E, esemplari di canzone disneyana seppure aggiornata nei suoni, pop giovanile l’una, vagamente etno-world l’altra (firmata da Peter Gabriel. Sempre dentro la tradizione dello showbiz americano, “Once in a Lifetime”, da Cadillac records e cantata da Beyoncè che evidenzia quella tendenza soul e afro che negli ultimi anni ha portato 2 brani rap a vincere l’Oscar. Per finire il nostro favorito, americano al 100% seppur lontano da qualunque meccanismo istituzionalizzato: Bruce Springsteen, con The Wrestler, brano che chiude l’omonimo film di Aronofsky e che ne suggella la sommessa intensità  . Non che la qualità  sia scarsa, o che i nominati non siano meritevoli (ma su una colonna sonora e almeno due canzoni nutriamo dubbi), ma tutta questa seriosità  e, in un certo senso convenzionalità , siamo abituati a vederla agli Oscar, e non in un premio per costituzione di diversa fattura come i Globi. Che almeno speriamo non sbaglino vincitore.