Sguardi sonori

20/05/09 - Di solito in questa rubrica, quando non si parla di una specifica colonna sonora, si ...

Sguardi sonori – Stanley Kubrick

La musica degli altri, le immagini di un maestro

(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)

sguardi-sonori-interno.jpg20/05/09 – Di solito in questa rubrica, quando non si parla di una specifica colonna sonora, si parla di compositori, persone che creano “dal nulla” le note che accompagnano un film, se non l`intera carriera di un regista; stavolta però parliamo di un regista, uno dei più grandi mai esistiti, che usava la musica altrui per creare qualcosa di nuovo e potente, un connubio musica e immagine raramente visto prima. Stanley Kubrick, così come ha sempre preferito utilizzare storie già  scritte, ha sempre preferito le musiche di compositori classici – o al limite rari brani di musica pop – per commentare le sue immagini, cercando di adattarne lo spirito e l`atmosfera a quella dei suoi film, soprattutto creando soluzione plastiche e di movimento filmico che lasciano sbalorditi. Per esempio, celeberrimo e citatissimo Sul bel Danubio blu/ di Strauss a descrivere il valzer dell`astronave in “2001 Odissea nello spazio”, preceduto da Così parlò Zaratustra, di un altro Strauss, a commentare la nascita della violenza nei primi ominidi; e a proposito di movimento filmico, straordinario il lavoro su ralenti e velocizzazione in “Arancia meccanica”, in cui i riarrangiamenti elettronici de La gazza ladra e Guglielmo Tell di Rossini commentano il lento riappropriarsi dell`autorità  da parte di Alex e il suo frenetico accoppiamento sessuale.

La forza immaginifica di Kubrick è stata tale da rivalutare o far riscoprire brani e autori persi nel repertorio, come la Sarabanda di Handel divenuta talmente famosa in “Barry Lyndon” da essere poi usata per lo spot dei jeans, e addirittura di un compositore come Lygeti, che con le sue note di pianoforte tesissime è partito da “Shining” e “Eyes Wide Shut” per venire poi riscoperto in tutto il mondo. La grandezza di Stanley Kubrick, potremo dire, è inversa e uguale a quella dei grandi musicisti del cinema: la dove quelli riescono a creare note perfettamente aderenti alle immagini, il maestro americano sapeva creare immagini sulle quali plasmare, se non dare nuove significato, note già  sentite, ma mai consuete.