Sguardi sonori

20/04/11 - Kick Ass: Elettronica e pop-rock, tra Prodigy ed Elvis Presley, per il supereroe normale creato da Matthew Vaughn.

Rubrica a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgI comic-movie contemporanei, specie quelli che rileggono la figura del supereroe, ci hanno abituato ad aver commenti sonori che vadano al di là dell’accompagnamento per sottolineare una scena, creare contrasti, giocare creativamente, come hanno fatto Watchmen o altri prodotti simili. Come fa Matthew Vaughn nel suo Kick Ass affidando le musiche originali e non a un quartetto composto da Marius De Vries (Sucker Punch), Ilan Eshkeri, Henry Jackman e John Murphy. I quattro, oltre a comporre uno score che rispetta l’energia distorta del film, a metà tra furia truce e riflessione seria, hanno messo insieme una compilation di brani non originali (tranne quello omonimo di Mika per il lancio) in grado di trascinare il pubblico nella follia e nel ritmo torrenziale del film, dosando elettronica di tendenza, pulsazioni forti, rock ‘n’ roll giovanilista.

Inframezzata da dialoghi del film, la raccolta si apre con l’ironica “sigla” in stile anni ’70 dei Prodigy (Stand Up) per passare, dopo l’hit single di Mika, a Can’t Go Back dei Primal Scream con cui il gruppo elettro-dark si confronta col pop elettrico; il rock non troppo convinto dei The Pretty Reckless (Make Me Wanna Die) fa spazio alla delirante Banana Splits versione The Dickies, canzone infantile che accompagna gli ammazzamenti della giovane Hit Girl, per poi virare alla delicata Starry Eyed di Ellie Goulding che anticipa le storiche This Town Ain’t Big Enough for Both of Us degli Sparks e We’re All in Love dei New York Dolls. Per chiudere con An American Trilogy di Elvis Presley (basta il nome del re) e il cuore funky di Bongo song di Zongamin. Senza contare la prevedibile citazione del tema di Per qualche dollaro in più di Morricone, i quattro musicisti hanno saputo creare una collezione di sensazioni e canzoni capaci di attirare tanto il cuore degli amanti del modernariato pop quanto i cultori di una modernità più ironica e meno avanguardista. Col non sottovalutabile pregio di far ballare lo spettatore.

EMANUELE RAUCO