Sguardi sonori

15/06/11 - In La polvere del tempo Eleni Karaindrou accompagna il viaggio epico e storico di Theo Angelopoulos nel Novecento.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgAtteso per circa tre anni – dai non molti, purtroppo, estimatori del regista – è uscito anche nelle sale italiane La polvere del tempo, secondo capitolo della trilogia sul Novecento del maestro Theo Angelopoulos (dopo l’ottimo La sorgente del fiume). Come sempre, il regista greco si fa accompagnare nel suo viaggio epico (in senso brechtiano) e storico da Eleni Karaindrou, compositrice ellenica, sodale del regista e capace di incarnare lo spirito sonoro ed emotivo. Come la precedente pala del trittico, La polvere del tempo racconta di una storia d’amore negli anni e nella Storia, ma se in quello il tempo era quello di un fiume che tutto porta via con sé e non si ferma mai, qui è quello immobile, sempre presente, confuso tra passato e futuro del granello di polvere;Karaindrou sceglie quindi, rispetto all’emotività del film del ’04, una partitura più composta, contemplativa, quasi da camera, coi tocchi tradizionali a fare da sfondo a un impianto da sonata.

Aperto da Le temps perdu, archi ed arpa dal sapore quasi folkloristico e malinconico, lo score si dispiega su melodie tenui e raffinate, mai minimaliste (non lo è lo stile del regista, d’altronde) ma intense nell’uso dei vibrati e delle armonie: il piano quasi in disparte di Notes I, la romantica Waltz by the River, che fa quasi da leit-motiv del film, Tsiganiko I, che fonde gli strumenti popolari al loro uso colto, le drammatica Memories from Siberia. La quale si ricollega tematicamente e timbricamente a Le mal du Pays, conclusione morale della partitura, che dà il la all’oboe di Nostalgia Song e all’addio di Adieu, che ne segna la chiusura, quasi circolare. Karaindrou restituisce in parte (ché la grandezza filmica di Angelopoulos è di un’altra pasta) la capacità del cinema del maestro di plasmare il tempo e lo spazio attraverso un cinema di materie, di sentimenti che prendono vita e s’inscrivono nella storia. Impresa improba, che la musicista greca affronta da par suo.