Sguardi sonori

The Amazing Spider-Man: James Horner riempie di intimità e melodia il reboot supereroico firmato da Marc Webb.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpg Quando si parla di franchise, termine più preciso e commerciale nella definizione di una serie cinematografica, ogni cosa ha una precisa funzione nei confronti dello spettatore, in primis la musica. Perciò, tra gli atti più coraggiosi nel far ripartire da capo la serie di Spider-Man con The Amazing Spider-Man, c’è quello di sostituire il contemporaneo Danny Elfman col più classico James Horner, ovvero il pop/rock dal sapore orchestrale con la sinfonia per immagini di stampo hollywoodiano.
Operazione forse poco compresa, e spiazzante, ma che conferma il talento smisurato di uno dei più grandi “melodisti” della musica da film americana. Horner, 59enne vincitore di 2 Oscar per Titanic, abbassa i ritmi, quasi si distacca dall’aura fantasy del film e ne coglie, in sintonia col regista Marc Webb, il lato umano e umanista: dove di solito si racconta l’origine dell’Uomo ragno, qui si racconta l’origine di Peter Parker. E allora i toni orchestrali si fanno delicati e sentimentali, le aperture sinfoniche calibrate e l’emotività si prende quello spazio un tempo occupato dall’adrenalina.

I titoli di testa, Young Peter, con le trombe e un grido in sottofondo, danno il senso tanto funebre quanto trionfale della partitura – vicina in questo brano a quella di Avatar – mentre Becoming Spider-Man presenta il tema principale sotto forma di una delicata tastiera che poi si apre a timbri più tesi. Il lato melodico è preponderante, ed è questa la trovata curiosa in un film d’azione: The Briefcase venata di malinconia, Rooftop Kiss e le sue tenerezze romantiche, l’uso dei cori – tipico di Horner – nei momenti in cui far scattare il coinvolgimento dello spettatore, come Saving New York e Oscorp Tower. Fino al finale di I Can’t See You Anymore e Promises, sui titoli di coda, che ristabiliscono il tono comunque introverso dello score e dell’essenza intima del film.
Horner sa come giocare sul sicuro con percussioni e fiati, ma sa anche come rischiare in una colonna sonora che spesso pare più vicina a certi notturni che a Zimmer. E infatti, il film di Webb è ambientato quasi esclusivamente di notte, quando il pericolo si affianca alle promesse non mantenute del giorno appena trascorso.