Sguardi sonori

16/02/11 - "Vallanzasca - Gli Angeli del Male": i Negramaro al servizio del nuovo noir di Michele Placido...

Sguardi sonori

Vallanzasca – Gli Angeli del Male: i Negramaro al servizio del noir di Michele Placido

(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)

sguardi-sonori-interno.jpg16/02/11 – Come molte stelle della musica pop-rock, anche i Negramaro hanno deciso di allargare il loro campo d’interesse al cinema e alla musica per film. A dar loro l’occasione di cimentarsi con una colonna sonora (se si esclude La febbre di D’Alatri, in cui la parte musicale era composte da molte loro canzoni) ci ha pensato Michele Placido, regista del discusso (e discutibile) Vallanzasca – Gli Angeli del Male, che proprio per il suo ultimo lavoro ha chiamato in sede di composizione musicale il gruppo di Giuliano Sangiorgi. Ed è una bella sorpresa perché la band, da un paio d’anni regina delle classifiche nazionali col loro impasto di rock, pop, canzone d’autore e melodia italica, mette da parte il suo stile consolidato e gioca con le proprie influenze e con quelle del film: il rock si fa più abrasivo e meno composto, ricordando il noise di Sonic Youth e simili, l’elettronica riempie i ritmi di una timbrica fredda, grigia e spietata, il pianoforte e l’uso della melodia accentuano il senso di disagio malinconico del protagonista.

Aperto da Remember, classica ouverture pianistica che si macchia di violini discordi e chitarre elettriche, lo score rende con Cestination, Condemnation il senso anacronistico dell’operazione, coi ritmi quasi dance ad accompagnare chitarre e synth; First Rubbery segna in modo palese il nervosismo del film, Prison and Nails ha l’andamento ipnotico dell’elettronica, Everything Is Wrotten ammicca a certa industrial nel senso di disperazione. The End Is Starting dà il là al declino della pellicola con un violino disperato che porta alla tensione di The Drug Sound, mentre il rock classico di Life in Slow Motion prelude alla tristezza da camera di All Life In a Shot.

Una colonna sonora esclusivamente strumentale che proprio nell’assenza della voce di Sangiorgi, timbro identificativo della band, ma anche suo punto debole, ha l’asso da giocare per rendere le musiche di Vallanzasca qualcosa di diverso da una vetrina discografica.