La nostra storia in L’ultima ruota del carro

Giovanni Veronesi mostra alla stampa il set di L'ultima ruota del carro, interpretato da Sergio Rubini ed Elio Germano: quasi cinquant'anni di storia italiana. Le nostre interviste.
Intervista sul set di L'ultima ruota del carro a Giovanni Veronesi, Elio Germano, Sergio Rubini e Virginia Raffaele

Teatro Vascello. Dentro la storica sala romana assistiamo a un viaggio nel tempo, per la precisione nel 1991. Si mette in scena una versione punk di Goldoni. E’ questa la scena che accoglie la stampa invitata a visitare il set dell’Ultima ruota del carro, il nuovo film di Giovanni Veronesi le cui riprese sono in corso in questi giorni: sul palco musica rock e la liberazione sessuale di Mirandolina, mentre in platea il faccendiere corrotto Sergio Rubini (accompagnato da altri attori del cast come Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Virginia Raffaele ed Elena di Cioccio) scappa dalla sala per rispondere al cellulare, uno dei primi modelli conosciuti in Italia.
E’ un film d’epoca, L’ultima ruota del carro, ispirato a una storia vera e che racconta la vicenda di Ernesto, un traslocatore che al contatto di ricchi e (più o meno) potenti percorre 50 anni di storia italica, dagli anni ’60 a oggi, restandone sullo sfondo ma emergendone come persona onesta, semplice, integerrima senza moralismi né arroganza. Veronesi, spesso dietro la macchina da presa in prima persona e coadiuvato nel lavoro sul set dal direttore della fotografia Fabio Cianchetti e dall’aiuto regista Alberto Mangiante, però come regista fa emergere proprio la storia di quest’uomo (interpretato da Elio Germano) e di sua moglie, che come una nuova versione di  Una vita difficile di Dino Risi, attraversano il boom e l’austerity, Moro e Craxi, il berlusconismo e la crisi cercando di non lasciarsi mai corrompere, stemperando le amarezze col sorriso.

“E’ difficile in assoluto fare un film in costume – dice Veronesi -, per il trucco, la ricostruzione, gli abiti, ma è ancora più difficile fare un film sulla propria epoca, perché i dettagli aumentano, sono nella tua memoria, gli eventi li hai in parte vissuti e non puoi mentire a te stesso”. Un film “più ambizioso nelle parole”, secondo il regista, perché al cuore del film, oltre alla descrizione storica e sociale, c’è la vita di un gruppo di persone che vengono toccati in modo diverso dagli accadimenti, che seguono la corrente o seguono se stessi, emblemi dei periodi e dei cambiamenti, come nei personaggi femminili che riflettono il cambiamento del ruolo della donna negli anni.
Nel raccontare una persona perbene in un mondo “permale “, Veronesi vuole riflettere col sorriso amaro della tradizione nostrana su corruzione, malaffare e quant’altro, ma anche sulla possibilità di restare onesti. Lo fa radunando un gruppo di attori tra i più richiesti degli ultimi anni a cui si aggiungono Alessandro Haber e Dalila di Lazzaro, di ritorno sul grande schermo dopo una lunghissima assenza. Il film, prima produzione Fandango con Veronesi – dopo anni di Filmauro – è co-prodotto da Warner Bros. e uscirà a novembre del 2013. E già questa lungimiranza nella programmazione testimonia di un’ambizione produttiva non frequentissima nel cinema nostrano.