Tff: Giallo a Milano

18/11/09 - "Giallo a Milano" di Sergio Basso, presentato nella sezione competitiva Italiana.doc, è...

sergio basso

(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

18/11/09 – “Giallo a Milano” di Sergio Basso, presentato nella sezione competitiva Italiana.doc, è un documentario che rifugge da stereotipi cinematografici e culturali o, meglio, vi gioca con consapevolezza e ironia. Il lavoro di Basso nasce sulla scia dell’improvvisa protesta di via Sarpi a Milano un paio d’anni fa, in cui per la prima volta la comunità cinese scese in piazza per manifestare un disagio fino a quel momento tenuto a freno. E Basso, che conosce sia la lingua che la cultura cinese e vive a Milano, ha deciso che fosse necessario cercare di dire e mostrare qualcosa. Quel che sorprende e affascina è il modo in cui l’autore ha deciso di mettere in scena la “questione mandarina”.

Giallo_a_MilanoPartendo dall’immediata doppiezza del termine “giallo”, si raccontano alcuni aspetti del mondo cinese strutturando il racconto secondo una precisa dinamica “gialla”. Un’idea semplice e leggera che però ha il non comune pregio di essere sviscerata con coerenza e inventiva: il film è diviso in capitoli che rimandano ai titoli dei romanzi di Sergio Scerbanenco (probabilmente il nostro più grande “giallista”), la musica e certe atmosfere e inquadrature evocano in modo inequivocabile la Milano di Fernando di Leo e…i cinesi protagonisti si raccontano senza pudori e senza alcun tipo di chiusura di fronte allo sguardo partecipe del regista. Ne nascono dei ritratti spesso sbozzati, ma subito significativi e – va detto senza alcun timore – educativi: il tema della morte ad esempio (dal proverbiale “i cinesi occultano i loro morti” cui, in modo assolutamente diverso, erano dedicate le prime pagine di “Gomorra” di Roberto Saviano) prima viene introdotto con toni scherzosi in una conversazione in un centro massaggi, poi approfondito subito dopo con delle emozionanti (ed emozionate) panoramiche all’interno del cimitero Maggiore di Milano. È solo un piccolo frammento che però, come tutto il resto, si lega all’insieme grazie alla profonda coscienza che Basso dimostra di avere dei meccanismi narrativi del cinema tout court.

Insomma, “Giallo a Milano” è assolutamente un documentario, perché documenta con precisione una comunità che ancora conosciamo poco, ma è anche una piccola rivoluzione nel panorama del cinema della realtà, poiché applica alcuni codici del mondo della finzione (il film di genere, la leggerezza della commedia) per poter far emergere meglio il reale.