Tralalà

In concorso al Reykjavik International Film Festival, Tralalà dei Masbedo che - attraverso riprese in profondità di campo, un gioco di contrasti e l'uso di musica elettronica - racconta l'Islanda dopo la crisi del 2008.

La rubrica di questa settimana è legata a filo doppio a quella precedente perché partiamo dal Salina Doc Fest dove era presente in concorso, recensito la scorsa settimana The golden Temple di Enrico Masi. La manifestazione che promuove il cinema documentario narrativo gode da anni della nostra attenzione e quest’anno, in un’edizione di Resistenza, ha portato alle Eolie un ottimo programma con diversi film che abbiamo visto nei maggiori festival (ha vinto Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno presentato alle Giornate degli autori di Veneziama erano presenti La nave dolce di Daniele Vicari, Terramatta di Costanza Quatriglio, il workshop del Leone d’oro Francesco Rosi, solo per citare alcuni eventi di rilievo). Come denunciato dalla direttrice Giovanna Taviani, le cifre messe a disposizione dalla Regione per il 2012 sono state stornate e quindi il festival rischia seriamente di morire. Il mondo della cultura e della società civile non può permettere che in una regione difficile, una delle poche cose prestigiose che funziona, crea aggregazione e riflessioni, concluda il suo percorso. Quindi ci uniamo all’appello perché i fondi per promuovere il Salina e altri eventi culturali importanti, vengano nuovamente erogati.

The Golden Temple da Venice days è approdato a Salina Doc Festival ed è in partenza per l’Islanda come Tralalà del duo di video artisti Masbedo, entrambi in concorso al Reykjavík International Film Festival in programma da oggi al 7 ottobre. Il duo formato da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni ha ambientato il documentario – prodotto dalla casa indipendente Rossofuoco – proprio nell’isola formatasi dallo scontro tra la placca Nord Americana e quella euroasiatica e alcune delle foto utilizzate provengono dal Museo di fotografia di Reykjavik. Attraverso un approccio non classico, nel documentario è presente un’analisi antropologica di come il territorio e i suoi abitanti, dopo la crisi del 2008, abbiano accelerato il processo di omologazione ad una società occidentale sempre più affascinata dal profitto e dal consumo ad ogni costo. I maggiori intellettuali del paese, scrittori, sociologi, poeti, registi di fama internazionale (Fridrik Thor Fridriksson, Jón Baldvin Hannibalsson, Elísabet Jökulsdóttir, Hilmar Örn Hilmarsson, Thor Vilhjálmsson) sono intervenuti per raccontare in frammenti in soggettiva tale trasformazione, come – citando letteralmente dal film -: “Siamo su un palcoscenico sbagliato a interpretare il nostro tralalà finale”. In una regione dove fino a pochi anni fa il rapporto con la natura, il territorio era forte, ora è possibile raccontare il tralalà della nebbia che per gli islandesi “mette le ali al cervello, all’anima e alla mente”, il tralalà del disagio mentale, fisico, politico, economico e scientifico con giochi di contrasti tra tali elementi.
Dedicato al contestatore Helgi Hóseasson, il documentario è stato concepito nel 2008 (allora sono iniziate anche le prime riprese), anno della grande crisi economica che piegò il Paese. Quindi l’Islanda diventa la metafora del disagio del terzo millennio e il lavoro dei Masbedo oltre a denunciare la situazione, esorta tutti noi alla necessità di mettere in relazione qualsiasi principio ideale con la sfera delle contingenze. E in questo quadro anche la religione in un Paese che – come si dice durante la narrazione, è ancora legato in parte ai riti pagani – è un elemento decisivo. Tante le straordinarie riprese che mettono in stretta dipendenza i personaggi con il contesto circostante dominato da una natura ‘inquieta’ raccontata con l’utilizzo di riprese in profondità di campo in grado di imporre un montaggio tutto interno ad ogni singola inquadratura (a volte arricchita anche da sovraimpressioni). Tale rapporto di dipendenza e di appartenenza tra i due elementi è l’aspetto più sperimentale e interessante del progetto che è accompagnato dall’uso di suoni elettronici dal forte impatto emozionale.

Concludiamo la rubrica con due buone notizie sul cinema indipendente. Appartamento ad Atene di Ruggero Dipaola che avevamo recensito quasi un anno fa arriverà in sala questa settimana distribuito dalla EyeMoon Pictures. Vacuum di Giorgio Cugno, vincitore del Festival di Lecce, rappresenterà l’Italia nel concorso opere prime del 57°SEMINCI – Semana Internacional de Cine de Valladolid.