Un cielo stellato sopra il Ghetto di Roma

Dal 27 gennaio su Raiplay - da un soggetto di Israel Cesare Moscati e Marco Beretta - il nuovo film di Giulio Base che, legando la storia al terribile rastrellamento del Ghetto di Roma del 1943, mette al centro della narrazione un gruppo di studenti di oggi impegnato a svelare il mistero legato ad una vecchia fotografia. L' intervista al regista e Paolo del Brocco di Rai Cinema.
Intervista a Giulio Base a cura di Giovanna Barreca
Paolo del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema ricorda Cesare Israel Moscati

Israel Cesare Moscati, figlio della Shoah, scrittore e regista di diversi documentari aveva iniziato a lavorare alla scrittura della sceneggiatura di Un cielo stellato sopra il Ghetto di Roma, puntando da subito sull’ascolto dei giovani di oggi, creando un laboratorio con diversi studenti. Un approccio non convenzionale ma perfettamente funzionale a comunicare la Shoah attraverso l’attualità, permettendo ai ragazzi di avere una voce e di non essere rappresentati attraverso la visione che di loro hanno gli adulti.

Dopo la sua morte nel settembre 2019 Giulio Base ha rimesso mano al progetto e con Marco Beretta (già al lavoro con Moscati sul soggetto) hanno scritto la sceneggiatura definitiva di un film che parte dal dato storico, alla tragedia, per poi rapportarsi all’oggi. Come scritti da una macchina da scrivere, come in un rapporto, sul cartello iniziale del film leggiamo i numeri sconvolgenti del rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943: 1259 persone, 200 bambini portati via dalle loro case (ricordiamo che torneranno dal lager pochissimi adulti e nessun bambino). Un dato impressionante. Segue, in bianco e nero una parziale ricostruzione di ciò che accadde quella mattina con il tentativo di fuga di una famiglia verso uno dei tanti conventi che ospitarono (salvandoli) centinaia di ebrei. In quel convento non tutti troveranno la salvezza ma il destino di una bambina sarà legato alla ruota degli orfani, locata in tante strutture religiose, utile per chi voleva abbandonare un neonato senza essere visto.

Con una dissolvenza incrociata da quel bianco e nero si passa al colore, ai giorni d’oggi. La foto di quella bambina, ormai un po’ ingiallita e una lettera scritta con infinito amore, finiscono tra le mani di Sofia (Bianca Panconi), una giovane studentessa di un liceo di Roma, appassionata di violino con un padre (Giulio Base) grande direttore d’orchestra. Il tentativo di svelare il mistero legato a quella foto e al destino della piccola, spingerà Sofia (con alcuni suoi compagni di scuola) a entrare in contratto con i coetanei del liceo ebraico del Ghetto. Il film diventa così un viaggio in una Memoria condivisa, un dialogo tra religioni e porterà all’acquisizione di una nuova e matura consapevolezza da parte dell’intero gruppo e anche degli adulti delle loro famiglie.

Dopo aver raccolto il ricordo di Cesare Israel Moscati da parte di Paolo del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, al regista, co-sceneggiatore e attore Giulio Base abbiamo chiesto cos’è la Memoria e cosa ha imparato da Moscati, per poi conoscere alcuni aspetti tecnici e soprattutto stilistici del film.

Un cielo stellato sopra il Ghetto di Roma ha portato anche ad una nuova collaborazione tra il regista e Sergio Cammariere, dopo quella per Il banchiere anarchico, presentato in anteprima alla 75esima Mostra Internazionale del cinema di Venezia.  Qui il cantautore ha messo a disposizione “Tutto quello che un uomo”, scritta nel 2002.

Un cielo stellato sopra il Ghetto di Roma sarà disponibile dal 27 gennaio su Raiplay e il 6 febbraio, all’interno di uno Speciale del TG1, verrà trasmetto da Rai 1 alle 22.50.

giovanna barreca