Videocracy in dvd

11/01/10 - “Rivedere le cose che conosciamo benissimo, ma in un modo che ce le mostra sotto...

La videocrazia raccontata da Erik Gandini arriva sul piccolo schermo, in home video, e sulla carta in un bel cofanetto targato di nuovo Fandango

11/01/10 – “Rivedere le cose che conosciamo benissimo, ma in un modo che ce le mostra sotto tutt’altra luce”, così il regista Erik Gandini definisce lo scopo del suo documentario “Videocracy”, uscito nelle sale a settembre con grande clamore, dopo la censura del trailer da parte delle due principali emittenti televisive. Questa chiave di lettura è presentata dallo stesso autore nel commento sonoro al film contenuto all’interno della sua nuova versione dvd, edita da Fandango (che lo aveva anche distribuito al cinema) insieme a una raccolta di saggi che echeggiano o contestualizzano la visione critica di Gandini sulla società dell’apparenza scaturita dal modello unico televisivo.

videocracy copertina cofanettoPerché a dispetto delle polemiche sulla sua presunta scorrettezza politica, “Videocarcy” è essenzialmente questo: un’attenta ed efficacie disamina di quella specie di dittatura culturale detenuta nel nostro Paese dal piccolo schermo, in particolare nella sua versione deteriore, quella tutta basata sull’immagine, la banalità e il costante ammiccamento sessuale, nata in seguito allo sviluppo delle tv private. E qui, inevitabilmente, entra in gioco il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ma non in quanto uomo politico bensì come primo propulsore di questo tipo di spettacolo e dei valori da esso veicolati, che sostanzialmente si esauriscono nei soldi, nelle belle donne possibilmente ebeti e mai troppo coperte, nelle ville megagalattiche, nel gossip ecc. Se c’è qualcosa di profondamente inquietante nel documentario di Gandini, dunque, non è la rivelazione di chissà quale verità nascosta (o calugna infondata, a seconda del lato dal quale la si vede), bensì l’idea che un solo uomo sia riuscito a plasmare a sua immagine e somiglianza non solo tutti i palinsesti televisivi, ma la cultura dominante di una nazione. Per questo secondo Gandini “Videocracy” è un film di fantascienza, dove il montaggio suggestivo e l’ottima colonna sonora costruiscono un vero scenario orwelliano ricordandoci, come ormai accade di rado, da dove arrivano e cosa significavano in origine le parole “Grande Fratello”.

Certo, per quanto potente sia il tubo catodico, non basta la visione di un leader carismatico per plagiare un popolo: l’ascesa di Berlusconi e delle sue tv si inscrive in un contesto storico, cultuale e politico ben preciso, su cui però non si riflette mai, forse perché troppo vicino o dato per scontato. Come se le Veline fossero una realtà connaturata allo spirito italiano e non un fenomeno su cui è possibile ragionare, anche in termini non per forza catastrofisti. Il ruolo del libro allegato al cofanetto di “Videocracy” è proprio questo: ampliare lo sguardo del documentario e la sua riflessione, attraverso il punto di vista di altre firme del mondo dello spettacolo e della letteratura. Ad alternarsi sulle sue pagine scrittori come Andrea Salerno (anche curatore del volume) Antonio Scurati, Curzio Maltese, Mario Desiati, Chiara Valerio e Andrea Purgatori, affiancati da giovani registi come Daniele Vicari e Susanna Nicchiarelli e dagli sceneggiatori Francesco Piccolo e Giovanni Ferrara, tutti a loro modo impegnati nell’interrogarsi su quel processo ancora confuso che ha portato la realtà a confondersi con il reality. A concludere il tutto un piccolo diario di Erik Gandini che – come nei contenuti speciali del dvd – racconta alcuni retroscena di “Videocracy”, tra cui l’incredibile carico di vanità che ha portato molti dei suoi personaggi (come Fabrizio Corona e Lele Mora) a svelarsi senza alcun ritegno davanti alle telecamere, pensando che il film sarebbe stato visto solo in Svezia, dove Gandini vive e lavora ormai da anni. Ennesima prova, se ce ne fosse bisogno, che ormai il potere mediatico e politico non si preoccupa neanche più di mantenere un comportamento dignitoso: conta direttamente sull’autocensura dei mezzi di comunicazione italiani.

(LAURA CROCE)