Amabili resti

12/02/10 - Delude sotto ogni aspetto il ritorno alla regia di Peter Jackson, che, con Amabili resti, si cimenta...

Delude sotto ogni aspetto il ritorno alla regia di Peter Jackson, che, con Amabili resti, si cimenta con un dramma familiare dalle venature thriller che, a dispetto del dispendio di risorse e del talento del regista, non riesce ad appassionare né a tenere a freno l’incombente sbadiglio dello spettatore

amabili resti12/02/10 – Tratto dall’omonimo romanzo di Alice Sebold, adattato dallo stesso Jackson con la fida Fran Walsh e Philippa Boyens, Amabili resti racconta l’ascesa alla volta celeste di Susie Salmon (Saoirse Ronan), quattordicenne della provincia americana che, brutalmente assassinata dall’insospettabile vicino di casa mentre torna da scuola, viene proiettata in una sorta di limbo ultraterreno, idilliaco e surreale, dal quale si ritrova ad osservare il dolore dei familiari, incapaci di rassegnarsi alla sua scomparsa.
Interamente costruito su una sceneggiatura fin troppo tesa a richiamare in ogni dettaglio quell’amabilità del titolo, a scapito della coerenza delle situazioni e del perseguimento di quella fluidità narrativa indispensabile per assicurare il minimo coinvolgimento alla storia, il film ripiega sulle convenzioni e i cliché di un qualsiasi family-drama hollywoodiano, trascurando ogni approfondimento sugli aspetti spirituali e metafisici della storia risolti in termini puerili (“i defunti ci osservano dal Paradiso”, d’altronde, non è ciò che ci viene detto da bambini?) dalle stucchevoli contaminazioni new-age.

Dopo una prima mezz’ora tesa e convincente, nella quale si concentra la presentazione dei protagonisti e il consumarsi del dramma, lo script inizia immediatamente a mostrare la corda, arrancando a fatica tra situazioni pretestuose – l’inutile siparietto con l’incursione domestica della nonna Susan Sarandon nel trito macchiettone della tardona tabagista e alcolizzata; la madre che molla tutto per andare a raccogliere mele nel New Mexico – ; maldestri tentativi di allungare il brodo con la sottotrama romantica da telefilm adolescenziale, e interminabili inserti dell’oltretomba di Susie, la cui unica funzione sembra essere quella di sfoggiare l’impiego di effetti speciali. Fino alla repentina virata nel thriller, dove le citate lacune della scrittura (lo stesso personaggio dell’assassino, uno Stanley Tucci acchittato con un improbabile e sfacciato toupé biondo, dall’inizio fin troppo losco e reticente per restare al di sopra dei sospetti) divengono ostacolo insormontabile al raggiungimento della necessaria tensione. Sottomessa a tutto ciò, la regia sembra investire tutte le proprie risorse in quella che dovrebbe essere, nelle intenzioni, la peculiarità del film, ovvero la rappresentazione di una “terra di mezzo” che nei risultati appare, tuttavia, melensa e connotata con scarsa immaginazione (la memoria va immediatamente ad Al di là dei sogni di Vincent Ward); mentre il miglior Jackson sembra volersi concedere solo a sprazzi offrendo momenti di rara potenza visiva, come le inquadrature attraverso la casa in miniatura, o di suspence hitchcockiana (la sequenza del ritrovamento del diario del killer). Bei momenti, certo, ma da soli incapaci di far dimenticare la debolezza complessiva del film.

(CATERINA GANGEMI)

Titolo originale: The Lovely Bones
Produzione: USA, Gran Bretagna, Nuova Zelanda 2009
Regia: Peter Jackson
Cast: Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Stanley Tucci
Genere: drammatico
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita: 12 febbraio 2010

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