Blood Story

02/11/10 - Dopo "Cloverfield", Reeves sceglie l’horror intimista con "Blood Story", fuori concorso al Festival di Roma...

Dopo “Cloverfield”, Matt Reeves sceglie l’horror intimista con “Blood Story”

(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

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02/11/10 – Remake americano del film svedese Lasciami entrare,Blood Story di Matt Reeves è stato presentato Fuori Concorso al 5° festival internazionale del film di Roma. Reeves, che viene dall’esperienza positiva di Cloverfield sorprendente rilettura in chiave low-fi del genere catastrofico, con Blood Story percorre invece un sentiero completamente diverso, quello dell’horror intimista, così come era impostato l’originale svedese. Il problema di fondo di Blood Story è, però, sostanzialmente questo, che non dice nulla in più rispetto a Lasciami entrare, ripercorrendone sin troppo fedelmente i meccanismi narrativi e le soluzioni visive. Non che si voglia cercare l’originalità a tutti i costi, ma in questo caso manca un qualsiasi elemento personale che possa permettere di rileggere il film sulla base del contesto dell’America degli anni Ottanta in cui è calato. Persino i luoghi, i paesaggi, i cortili, le strutture architettoniche sono esageratamente simili al modello di riferimento, tanto che il New Mexico di Blood Story dà l’idea di essere clamorosamente assimilabile alla fredda Svezia di Lasciami entrare. Allo stesso modo il tentativo di giocare sul manicheismo bene/male, inserendo il famoso discorso che Reagan fece contro l’Impero del Male (l’allora Unione Sovietica), risulta forzato anche perché si è scelto di concentrarlo solamente nella primissima parte della pellicola.

In tutto questo, l’impressione è che la necessità di Let Me In sia puramente commerciale, con l’obiettivo di raggiungere un pubblico molto più ampio di quello del film precedente. Questa del resto è da sempre la necessità di Hollywood che si appropria di storie e modelli estetici, nel momento in cui se ne possono cogliere delle potenzialità. Solo che stavolta si ha l’impressione che qualcosa non sia funzionato: forse non era stato previsto il successo di Lasciami entrare che, pur non sbancando i botteghini, è presto diventato un cult e forse allora qualcosa in più andava cambiato. Un’ultima nota va dedicata ai produttori del film: dopo trent’anni la mitica casa di produzione di film horror inglesi, la Hammer, torna a mostrare il suo marchio. Si spera che si sia di fronte a una vera rinascita, in un momento come questo in cui il genere horror, soprattutto americano, non gode di ottima salute.

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