Codice Genesi

26/02/10 - Il sottogenere post-apocalittico, solitamente con venature western, è diventato una sorta...

L’azione ieratica in sapore religioso

26/02/10 – Il sottogenere post-apocalittico, solitamente con venature western, è diventato una sorta di classico del cinema di serie B, specie dalla fine degli anni ’70, quando con la paura di un vero conflitto nucleare alle spalle, la fantasia degli autori si è sentita esorcizzata. Il quinto lungometraggio dei fratelli Hughes (Albert e Allen, registi di “From Hell – La vera storia di Jack lo squartatore”) si rifà a quell’immaginario reso comune da Mad Max e Jena Plissken, per rileggerlo secondo linee storico-politiche. Ma i risultati paiono discutibili.

codice genesiEli, da quando trent’anni fa dopo la guerra che ha distrutto il genere umano ho trovato un rarissimo libro religioso, lo porta con sé, camminando verso Ovest: ma incontra Carnagie, un malvagio sceriffo che cerca quel libro a ogni costo. Un fantasy post-atomico o simile, dalle fin troppo evidenti sottolineature western – uno dei personaggi fischietta Morricone di continuo – che la sceneggiatura di Gary Whitta rende però anche una controversa riflessione sulla religione e sul suo peso. Tutto virato in viola-seppia, colore dell’aria dopo un’esplosione solare, il film infatti centra le sue linee narrativa sul contenuto del libro di Eli, l’ultimo esemplare di Bibbia rimasto, e sul suo valore: mentre per il protagonista è la fede, la speranza, la possibilità per l’uomo di ripartire da zero e ricostruire il mondo, per Carnagie (che viene presentato leggendo una biografia di Mussolini) colleziona i libri rari e vede nella religione – dimostrandosi più acuto dei suoi creatori – il mezzo per dominare una nuova civiltà, per dominare sull’ignoranza del nuovo mondo. Quello che non convince del tutto è come gli Hughes decidano di dare credito, in un prodotto visibilmente ispirato ai comics (le coreografie di combattimento, specialmente quello in controluce, con gli schizzi di sangue evidentemente disegnati) alle sottotrame religiose che nel finale prendono pieghe quasi propagandistiche, con la Bibbia che salverà il mondo, donandogli persino il suo colore.

La sceneggiatura passa dalla seriosità al moralismo, con una delirante parentesi bellica, che la regia sottolinea con il tono grottesco e l’uso spericolato della steadycam, e la divertente idea degli uomini affetti dal morbo dell’“uomo pazzo” per essersi mangiati tra di loro. Gli Hughes, a parte l’uso dei contributi tecnici – specie la fotografia di Don Burgess, se la cavano con l’azione, ma poi decidono di tirare tutto troppo per le lunghe e non divertono molto i fan. Che però si possono accontentare di un Denzel Washington in grande forma, di un gigionesco Gary Oldman, di una fascinosa Mila Kunis e di un po’ di atmosfere sanguigne, ma non troppe. Che potrebbero ferire i teo-con.

(EMANUELE RAUCO)

Titolo originale: the book of Eli
Produzione: USA, 2010
Regia: Albert Hughes, Allen Hughes
Cast: Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Ray Stevenson, Jennifer Beals, Malcolm McDowell, Chris Browning
Durata: 117′
Genere: thriller
Data di uscita: 26 febbraio 2010

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