Isola 10

17/06/11 - Il documentarista Miguel Littin s'ispira al libro di Sergio Bitar per raccontare l'esilio forzato dei ministri di Allende dopo il golpe del '73.

Sospeso tra documentario poetico e lungometraggio di finzione, Isola 10 di Miguel Littin ci racconta una pagina della storia cilena finora mai mostrata sul grande schermo: la detenzione dei collaboratori di Allende nella sperduta isola di Dawson, all’indomani del colpo di Stato militare del 1973. Sorta di figure “apostoliche” votate non al martirio (per quanto alcuni di loro incorsero poi in morti sospette) bensì a mantenere salda la fede nelle proprie idee, i detenuti nel campo di lavoro di Dawson sono esili ministri e segretari governativi, distanti da un immaginario superomistico, quanto profondamente reali e, loro malgrado, eroici. Il film si ispira al libro autobiografico “Isla 10” di Sergio Bitar, ex ministro del governo di Allende qui impersonato dall’attore Benjamín Vicuña, ma l’impianto del racconto è prevalentemente corale. Littin rinuncia a costruire dei personaggi nel senso più classico del termine, preferisce lasciare che questi uomini, privati delle loro cariche come anche del proprio nome (Isola 10 è infatti l’appellativo imposto dai militari a Bitar, altri si chiamavano Isola 3, 4 e così via), rivelino in maniera intermittente la loro personalità nel corso del film. Ad aiutarci a decifrare i differenti caratteri ci pensano le sequenze degli interrogatori nella stanza del comandante del campo, peccato però che non tutti i personaggi vengano convocati e restino così, almeno ai nostri occhi, dei semplici volti con qualche caratteristica peculiare (uno è malato di diabete, l’altro fa l’architetto, uno ha del talento poetico).

Forte della sua abilità come documentarista (è stato allievo di Joris Ivens), Littin ritrae con rapita fascinazione un paesaggio aspro e tormentato da un clima inospitale. Restano ben impresse nella mente le fughe a perdifiato dei detenuti nella brughiera innevata, così come le loro soste in riva al lago, dove si intrattengono ad intagliare pietre per lasciare un segno del loro passaggio. Risultano inoltre assai ben inserite nel corpo del film le informazioni storiche relative al colpo di Stato che ha deposto Allende e al successivo instaurarsi della dittatura militare. Le notizie emergono infatti grazie alle abilità tecniche dei detenuti: uno di loro è in grado di costruire una radio, un altro di aggiustare un televisore e da entrambi gli strumenti giungeranno finalmente sull’isola suoni e immagini del mondo esterno. A tal riguardo, risulta particolarmente commuovente la scena in cui i reclusi apprendono della morte di Neruda. Data l’importanza storica e civile degli eventi narrati, non sorprende che Isola 10, già passato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2009, sia stato il candidato del Cile come miglior Film in Lingua Straniera per L’Oscar 2010. Non possiamo però esimerci dal segnalare un’imperdonabile caduta di stile: sui titoli di coda ascoltiamo un accorato discorso di Allende sovrastato da una sua rilettura in forma di ballata pop. La musica leggera, inutile dirlo, non aggiunge nulla alle parole del presidente anzi, ne smorza l’afflato svilendolo in un’operazione esplicitamente kitsch.

DARIA POMPONIO

Vai alla SCHEDA FILM