L’uomo che verrà

22/01/10 - Come ha precisato lo stesso Giorgio Diritti intervenendo all'anteprima di "L'uomo che...

Il tour di presentazione di “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, in uscita il prossimo venerdì, tocca anche Firenze: tra memoria storica, aspirazioni antropologiche e curiosità del pubblico

22/01/10 – Come ha precisato lo stesso Giorgio Diritti intervenendo all’anteprima di “L’uomo che verrà” al cinema Odeon di Firenze la sera di martedì 19 gennaio, per il suo secondo film il tour di presentazione (che ha toccato Roma, Bologna e adesso Firenze) si sta rivelando fondamentale. Sebbene abbia acquisito una certa notorietà grazie ai premi raccolti all’ultimo Festival di Roma, “L’uomo che verrà” appare comunque uno di quegli apprezzabili film italiani che hanno bisogno di aiuto, del cosiddetto passaparola, invocato anche dal produttore Simone Bachini, presente alla proiezione insieme alla cosceneggiatrice Tania Pedroni. Così infatti è nato il piccolo miracolo dell’opera prima di Diritti, “Il vento fa il suo giro”, che ha raccolto qualche anno fa un’ottima tenitura di sala solo grazie al passaparola tra gli spettatori. All’anteprima fiorentina “L’uomo che verrà”, racconto angolare della strage di Marzabotto a opera dei nazisti, è stato accolto con molto rispetto e interesse, e ha suscitato un vivo dibattito a seguito della visione, in cui per lo più le domande del pubblico si sono concentrate su metodologie di documentazione storica, necessità della memoria, e osservazioni non banali sulla scrittura del film.

l'uomo che verràHa colpito molto, per esempio, la scelta della protagonista bambina che non parla, il cui mutismo non è mai veramente spiegato nel film. Diritti non ha voluto rivelare più di tanto sui presunti significati nascosti di una tale scelta narrativa, e tuttavia ha affermato a chiare lettere che il ritorno della bambina alla parola sul finale (chiusura narrativa, a dire il vero, piuttosto prevedibile) va inteso come una sorta di assunzione di responsabilità verso la necessità testimoniale non solo di una tragedia storica, ma di tutta una cultura spazzata via dalla guerra e, in seguito, dall’omologazione. Più volte, in effetti, lo stesso autore ha sottolineato l’angolarità del suo sguardo. La strage di Marzabotto appare un’occasione per narrare altro, uno sfondo che, con estremo pudore, Diritti ritiene appartenga all’indicibile e all’immostrabile (piena di pudore e rispetto, e comunque terrificante, è infatti tutta la lunga sequenza finale della strage). Per i primi tre quarti Diritti evoca un mondo scomparso, una cultura dimenticata, nei suoi tempi e nelle sue parole (coraggiosa la scelta del dialetto emiliano con sottotitoli), ed è forte la tentazione di dirigersi verso un lirismo/verismo di ascendenza olmiana. Tuttavia, le parole di “L’uomo che verrà” sono palesemente assai più scritte di quelle de “L’albero degli zoccoli”. C’è il dialetto, c’è la vita contadina, ci sono i ritmi e gli spazi di una cultura da non dimenticare, ma Olmi prendeva attori non professionisti e li lasciava parlare ed esprimere fuori da qualsiasi logica strettamente diegetica, mentre Diritti scrive parole ben precise, e, sia pure sfrangiato in una coralità episodica, emerge comunque un intreccio, una riformulazione e un riordino di eventi in chiave drammatica. Gli attori parlano in dialetto, ma i dialoghi, specie nella prima parte, sono funzionali a una definizione, sia pure appena sbozzata, di personaggi caratterizzati e ricreati. Insomma, una mezza via, comunque interessante perché poco somigliante ad altre attuali tendenze cinematografiche italiane, tra documento antropologico e dramma d’epoca.

Il cinema di Giorgio Diritti è da sostenere, proprio perché estremamente personale. Perciò raccogliamo la richiesta di regista e produttore, e facciamo il nostro pezzettino di passaparola.

(MASSIMILIANO SCHIAVONI)

Titolo originale: L’uomo che verrà
Produzione: Italia 2009
Regia: Giorgio Diritti
Cast: Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Bernardo Bolognesi, Stefano Croci, Zoello Gilli, Timo Jacobs, Raffaele Zabban
Durata: 117′
Genere: drammatico
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 22 gennaio 2010
PREMIO DEL PUBBLICO al FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA 2010
DAVID DI DONATELLO 2010 come MIGLIOR FILM

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