Roma, il ritorno di Gilliam

19/10/09 - Se ancora ci fossero stati dubbi, con l’ultimo accidentato e magniloquente fantakolossal arriva ...

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Presentato alla presenza del regista al Festival Internazionale del Film di Roma “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo”

parnassus19/10/09 – Se ancora ci fossero stati dubbi, con l’ultimo accidentato e magniloquente fantakolossal arriva la definitiva conferma: Glliam gioca, ogni volta che scrive e dirige un film, a cucirsi il protagonista addosso. Da ”Brazil” a ”Le avventure del Barone di Munchausen” Terry Gilliam è sempre burattino e burattinaio, regista e interprete, narratore ed eroe. Il Dottor Parnassus non è che la finale esplicitazione di questo gioco costoso e rischioso, negli ingranaggi del quale spesso qualcuno ci rimette del suo. Fu il caso dei malanni che condussero Jean Rochefort lontano dal già avviato set del Don Quixote progettato in terra di Spagna, è stato questa volta il tragico destino che ha voluto il protagonista Heath Ledger morto ben prima d’aver terminato le riprese del film. Gilliam – com’è sempre stato nella sua perigliosa carriera – non s’è dato per vinto: adattata la sceneggiatura ha convocato tre delle migliori star maschili del cinema di Hollywood a sostituire il suo protagonista scomparso. Così l’istrionico e ambiguo Tony a seconda delle fantasmagoria nel quale si trova catapultato mostra, oltre a quello di Ledger, il volto di Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law.

L’inizio è folgorante, concreto e alieno; il carosello delle citazioni e dei riferimenti più impliciti inizia fin dalle prime inquadrature. Per l’ennesima volta scena e retroscena vengono attraversati e messi in comunicazione, gilliam festivalsovvertendo le reciproche implicazioni, cercando l’iperbole e la meraviglia, immergendo sempre atti e detti, parole e gesti in una cinica ironia. Oltre lo specchio – metafora rischiosamente lisa ma che qui brilla nel barocco gioco metariflessivo – c’è la salvezza del sé o la perenne dannazione nella rincorsa alla via più facile. Le responsabilità disattese dei padri ricadono immancabilmente sulle spalle dei figli innocenti. A meno che una vittima sacrificale non si offra a inceppare l’inesorabile macchina del destino. Come spesso succede agli autori veri, più ci si avvicina all’autobiografia – diretta o indiretta, esplicita o implicita, poco importa – più si perde il controllo e la lucidità davanti alla materia. Così pure qui Gilliam spinge la sua scrittura immaginifica oltre ogni limite mai raggiunto nei precedenti esperimenti talvolta abbandonandosi, mollato il timone della nave, a divagazioni non sempre recuperabili nell’economia del film nel suo complesso. Lo strumento digitale, finalmente usato senza morigeratezza alcuna, inebria visibilmente intelligenza e immaginazione di Gilliam, che tuttavia non rinuncia a lunghe scene fondate su una sporca e ruvida concretezza, sulla pesantezza arcaica del carrozzone dei miracoli, sulla presenza leggera della figlia di Parnassus, sulle piume e sul velluto, sulla cartapesta e sul legno. La morte di Tony decide della vita di Valentina (Lily Cole), primogenita di Parnassus (Christopher Plummer); alla miseria del vecchio seguirà forse una nuova fortuna. Salvezza e perdizione sono, alla fine, decise da un trucco.

(SILVIO GRASSELLI)

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