Sguardi sonori

11/01/12 - Golden Globes: le colonne sonore e le canzoni candidate al prestigioso premio, con molta classicità e qualche scoria rock.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgLa stagione dei premi è cominciata, tra nomination e speranze: la prima premiazione ufficiale avverrà domenica sera coi Golden Globes, i riconoscimenti assegnati a Los Angeles dalla stampa straniera residente in America (trasmessi in Italia da SkyUno): qual è la musica che l’Hollywood Foreign Press of America ha deciso di premiare? Sicuramente una musica piuttosto classica, anzi retrò.

Tra le colonne sonore è evidente il trionfio della grande musica da film rappresentata da due monumenti come Howard Shore per Hugo di Scorsese e John Williams per War Horse di Spielberg e arriva all’apice con la strabordante partitura di Ludovic Bource per The Artist. Più curiose le nomination per la musica di W.E. di Madonna, composta da Abel Korzeniowski e – soprattutto – per le esplosioni elettroniche di Trent Reznor e Atticus Ross in Uomini che odiano le donne di David Fincher. Molti degli score citati saranno ripresi da questa rubrica, ma intanto vale la pena segnalare come, dopo anni di “sperimentazioni” non sempre azzeccate, si torni a una musica ampia, sinfonica, capace di avvolgere immagini e spettatori, ad esclusione ovviamente dell’assalto sonoro del film di Fincher.

Abbastanza classiche anche le canzoni nominate: Elton John e Lady Gaga in Hello, Hello (da Gnomeo e Giulietta) portano un tipico pop nello stile della star inglese, mentre Chris Cornell in The Keeper – da Machine Gun Preacher – rilegge a suo modo il country folk americano; melodia classica e struggente anche per Lay Your Head Down, scritta da David Byrne e cantata da Sinead O’Connor per Albert Nobbs, che si sposta al bel canto black di Mary J.Blige per The Living Proof (da The Help) e ai suoni dolcemente house di Madonna per Masterpiece, tratta naturalmente da W.E.. Cinquina deludente, senza picchi qualitativi tranne forse la canzone di Cornell, la voce più interessante tra quelle nominate. Se per le colonne sonore, quindi, la ritrovata classicità, significa la riscoperta di un modo peculiare di fare musica per il cinema, tra le canzoni invece si ripiega su nomi e stili consueti senza cercare un sound che non sia semplicemente hollywoodiano. Ma forse sono solo i cantanti a non comporre più canzoni innovative.