SPECIALE FESTA DEL CINEMA (15)

25/10/07 - Al “J`accuse” di Robert Redford, che in questi giorni si è scagliato contro le giovani generazioni...

Into The wild

(DALLA NOSTRA INVIATA CATERINA GANGEMI)

25/10/07 – Al “J`accuse” di Robert Redford, che in questi giorni si è scagliato contro le giovani generazioni, tacciate di passività e incapacità di agire, sembra aver voluto idealmente rispondere Sean Penn con il suo “Into the wild” presentato stamattina alla stampa tra grandi applausi. Il film racconta infatti la vera storia di un ragazzo che sarebbe piaciuto tantissimo a Redford, Christopher McCandless, giovane americano di belle speranze che, conseguita la laurea in un prestigioso ateneo, decide improvvisamente di mollare tutto per intraprendere un avventuroso viaggio verso l`Alaska, in una sorta di viaggio di iniziazione che lo porta a contatto con una curiosa e marginale umanità , ma anche alla scoperta di una natura accogliente ma non sempre così benevola come la raccontava Thoreau. Film raffinatissimo, mostra il paesaggio americano nella sua varietà , dal deserto alle nevi del nord, con grande forza e poesia, ma si perde in colui che in quegli ambienti cerca la propria essenza, ovvero lo stesso protagonista Chris, interpretato da un Emile Hirsch dall`insopportabile faccia da schiaffi.

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Come in una sorta di agiografia, vediamo infatti all`azione per 148 minuti questo nuovo Messia, grafomane e saccente, che a 23 anni, beato lui, ha già compreso il senso della vita e va in giro a snocciolare banalità sull`esistenza, esprimendosi per aforismi e citazioni. Coraggioso idealista o viziato che gioca a fare il ribelle? La risposta più probabile sembrerebbe la seconda, almeno per quanto riguarda il McCandless personaggio di Hirsch, fasullo nel suo autocompiacersi della propria stravaganza perfino nelle sequenze in cui è da solo, o almeno, a livello diegetico, laddove l`ammiccamento allo spettatore: “Guardate quanto sono originale”, è ribadito dallo sguardo beffardo che, ad un certo punto rivolge in macchina, in una chiara interpellazione. Probabilmente destinato a diventare un cult tra gli adolescenti alternativi (e la scelta di affidare le musiche a Eddie Vedder cade a puntino), è stato finora il film più applaudito della rassegna, ancor più di quel Lumet, che senza scomodare Rousseau o London, e senza cercare di rendersi gradevole, è riuscito a dire molto più sull`America del consumismo, sui rapporti familiari e la realizzazione personale.