Vacanze di Natale a Cortina

14/12/11 - Il nuovo cinepanettone targato De Laurentiis segna il ritorno al classico, dalle location all'intreccio. Ma tempi e attori sono cambiati.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • Christian De Sica
  • Sabrina Ferilli
  • Ricky Memphis
  • Dario Bandiera
  • Ritorno al passato potrebbe essere il sottotitolo di Vacanze a Natale a Cortina, il nuovo cinepanettone della premiata ditta Aurelio De Laurentiis-Neri Parenti-Christian De Sica. Il 17° film natalizio ufficiale del trio deve infatti rimediare al disastro dell’anno scorso e alla flessione d’incassi degli ultimi due anni: per questo si decide di tornare a Cortina d’Ampezzo dove tutto ebbe inizio nell’83. Tentativo volenteroso, ma che non si accorge del tempo passato. Tre storie, come d’abitudine: l’avvocato che dice basta con le scappatelle e scopre che (forse) la moglie lo tradisce, la coppia di giornalai che si finge facoltosa perchè invidiosa dei parenti divenuti ricchi, un autista che s’innamora della moglie di un magnate del gas che sta per firmare un importante accordo commerciale con l’Italia. A rispolverare le basi del cinepanettone ci pensano i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina che sceneggiano con Parenti questa triplice commedia vacanziera, tra farsa e brillantezza sentimentale, cercando il piglio del tempo che fu.

    Aperto da una cornice natalizia tutta swing e alberi di Natale, come non succedeva da tempo, il film cerca di ricreare il rapporto con lo spettatore, arrugginito da qualche anno, grazie alla mescolanza di toni, storie non per forza sclerotizzate su un inesistente contesto borghese e che riflettono sul nuovo classismo della recessione, puntando a una comicità relativamente più adulta. Il problema però è che Parenti e i Vanzina non sanno bene come fare: il film cerca di essere commedia romantica, di costume e satirica tutte insieme, senza essere in realtà nessuna delle tre, non ci sono gag verbali (e quelle poche sono pessime, come suggerisce il personaggio di Ivano Marescotti), pochi equivoci (molto divertente la telefonata al maestro di tennis), quasi nessuna gag fisica. Si tira avanti con un mestiere abbastanza collaudato, che permette al film di crescere in ritmo fino al gran finale durante capodanno in cui le storie si annodano, con in più il tocco cinefilo della citazione di Frozen. Un passo avanti rispetto a Natale in Sudafrica c’è stato, soprattutto in chiave di cura e di intrattenimento, anche grazie alla performance di De Sica, che ora interpreta finalmente personaggi e situazioni a lui anagraficamente più simili, e influenza beneficamente la pellicola (senza impedirgli due o tre momenti travolgenti): non si può però dimenticare che per tre quarti il ritmo latita e che l’unico episodio davvero riuscito sia quello con Ricky Memphis, che apre squarci di orrore descrivendo l’ansia vippistica dell’italiano medio. Né dimenticare che cinematograficamente la regia trasforma il film in una televendita del pomeriggio, in cui ogni scena presenta un marchio, un prodotto, uno spot nemmeno occulto, con interi dialoghi basati sul product placement. Ed è questa la prova definitiva (oltre al fatto che Sabrina Ferilli non regge più i primi piani né i tempi dei battibecchi) che, nonostante i Maracaibo o il pop anni ’80, il passato non tornerà mai più.

    EMANUELE RAUCO

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