Venezia-Napoli via Ferrara

11/09/09 - Lo sguardo di Abel Ferrara profondo e abituato alla violenza arriva a Napoli per raccogliere i...

“Napoli Napoli Napoli” di Abel Ferrara presentato Fuori Concorso alla 66. Mostra del Cinema di Venezia

(Dalla nostra inviata Lia Colucci)

napoli-napoli-napoli-abel-ferrara11/09/09 – Lo sguardo di Abel Ferrara profondo e abituato alla violenza arriva a Napoli per raccogliere i visi, le lacrime il dolore. Quello che era partito come un documentario sul carcere femminile di Pozzuoli, si è poi allargato a macchia d`olio fino a svelare il vero volto di Gomorra. La macchina da presa si muove agile tra i quartieri spagnoli dove si percepisce tutto il nervosismo dei ragazzetti alle prime esperienze con la malavita, per poi spaziare nel quartiere delle vele di Scampia dei fabbricati che somigliano più a carceri che a case, dove si insegna solo a diventare camorristi. Quindi l`occhio del regista torna sulle carcerate: giovani sciagurate, donne già  vecchie a vent`anni, tutte dentro per problemi di spacci e consumo di droga. Ma quale altra prospettiva hanno? Nessuno verrà  certo a cercarle per un lavoro onesto. Poi con l`aiuto degli sceneggiatori, e questa è la parte meno convincente della pellicola, Ferrara ricostruisce una tipica storia di camorra dove si fondono violenza e vendetta.

Quando l`artista finisce con il chiedere alle intervistate se esista veramente la Camorra, la risposta è corale: esiste, esiste. E in tutti quei volti segnati si accende una sorta di rassegnazione. La stessa registrata nei colloqui con le istituzioni, che benchè siano pieni di buoni propositi, non trasmettono quella grinta, quella volontà  che ci vorrebbe per affrontare questo orribile fenomeno. Nel docu- film si ha quindi la sensazione che il regista si sia ritrovato un po` nelle sue origini, infatti il nonno era di Sarno – località  della campagna napoletana – e lui è cresciuto nel Bronx, altro sinistro paesaggio urbano del XXI secolo. Ferrara conosce molto bene la furia metropolitana, ma ha una dote straordinaria: quella di renderla poetica, commovente, umana. La violenza non è mai fine a se stessa nasce sempre da una storia, una storia che va raccontata. E chi meglio di lui riesce a farlo?