2 automnes 3 hivers

In questo affascinante "2 automnes 3 hivers" il cinema si fa essenza, si fa denso di parole ed emozioni e la camera a mano si alterna all'uso mockumentaristico della macchina da presa fissa con cui il regista mette i suoi personaggi di fronte allo spettatore

A trentatré anni, portati non proprio benissimo, Arman decide che è giunto per lui il momento di cambiare vita: deve smettere di fumare, fare più movimento fisico e trovarsi un vero lavoro. E così un sabato mattina, mentre con lo sguardo basso e le scarpe da ginnastica ai piedi prova a fare jogging, si imbatte in Amélie, una bella ragazza con le lentiggini che odia il suo nome perché troppo gentile. Dopo qualche attimo d’imbarazzo i due proseguono la loro corsa ma si rincontreranno qualche tempo dopo in una situazione completamente diversa per poi iniziare una romantica storia d’amore. Nel contesto di coppia si inserisce ben presto anche Benjamin, il migliore amico di Arman, che a trent’anni si ritrova a dover superare un ictus e a innamorarsi follemente della sua ortofonista. I mesi passano, le stagioni si susseguono e le vite dei tre amici si incrociano in un turbinio d’amore, patimento e ansia.

C’è fermento nel nuovo cinema francese emergente, c’è brillantezza, ci sono idee e c’è una straordinaria capacità di raccontare il presente in tutta la sua depressione senza dimenticare il passato e la passione per l’arte, intesa come magia liberata dalla menzogna di essere verità. In questo affascinante 2 automnes 3 hivers il cinema si fa essenza, si fa denso di parole ed emozioni e la camera a mano si alterna all’uso mockumentaristico della macchina da presa fissa con cui il regista mette i suoi personaggi di fronte allo spettatore su piani narrativi alternati costruendo così una serie di piccoli monologhi rivolti a chi guarda che frammentano la linearità del racconto. L’ulteriore divisione in decine di micro-capitoli contribuisce a creare un rapporto di grande intimità tra il personaggio e lo spettatore, riconducibile alla magia che si crea tra il lettore e le pagine del suo romanzo.

Sono i giovani di oggi quelli raccontati da Sébastien Betbeder, sono ragazzi assorbiti dalla cultura pop e cresciuti amando sì la televisione delle soap opera ma soprattutto il cinema, al punto da portarne dentro al cuore i meccanismi più complessi. Sono giovani ansiosi, problematici, molto critici con loro stessi, immaturi forse, ma consapevoli della loro condizione. Sono anche fan onnivori, che osannano con la stessa enfasi Judd Apatow e Eugène Green, che cercano di opporsi con tutte le loro forze all’infelicità incombente dei nostri tempi e di esorcizzare, con la visione compulsiva di The Walking Dead, la trasformazione della razza umana in un’orda di morti viventi senza passioni né sentimenti. E’ cambiato il modo di amare, il rapporto con la morte e le relazioni sono sempre più difficili da mantenere e 2 automnes 3 hivers ci racconta come Arman, Benjamin e Amélie (interpretati dai bravissimi Vincent Macaigne, Bastien Bouillon e Maud Wyler) cerchino in tutti i modi (anche i più bizzarri) di resistere, di ribellarsi all’impotenza imperante e di non perdere mai l’entusiasmo e la facoltà di decidere della loro vita. Ed in tutto questo un ruolo fondamentale è giocato dalle parentesi e dai puntini di sospensione, piccole pause che, nella vita come nella letteratura e nel cinema, donano leggerezza e giocosità allo scorrere del tempo e degli eventi.

Luciana Morelli per Movieplayer.it Leggi