25°GLBT Film Festival

Il direttore Giovanni Minerba è rimasta l’unica presenza storica di una squadra totalmente rinnovata. Il nuovo comitato di selezione è composto da Fabio Bo (coodinatore artistico) e da Angelo Acerbi, Margherita Giacobino, Alessandro Golinelli e noi li abbiamo intervistati. Ognuno di loro ha parlato nello specifico di una delle tanti componenti che creano questo festival che, ancora una volta “vuole essere attento alle esigenze del pubblico, riservando una forte attenzione alle istanze socio-culturali della comunità gay”.

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Da Sodoma a Hollywood – Torino GLBT Film Festival, diretto da Giovanni Minerba, celebrarà a Torino dal 15 al 22 aprile 2010 le sue nozze d’argento.

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

logonespoloOggi “Da Sodoma a Hollywood” – Torino GLBT Film Festival – gestito e amministrato dal Museo Nazionale del Cinema – è il terzo festival nel mondo, a “tematica omosessuale” dopo i leggendari “Frameline” di San Francisco e “Outfest” di Los Angeles e può festeggiare con grande entusiasmo il suo venticinquesimo compleanno. A testimoniare gli inizi c’è il direttore, allora cineasta, che insieme a Ottavio Mai, diede vita alla kermesse, proprio perché da registi si erano accorti come fosse necessario far conoscere determinate tematiche e permettere ad alcuni capolavori di arrivare anche nel nostro Paese. Dagli inizi anche Alberto Barbera che precisa come oggi il festival sia divertato l’opportunità civile, culturale e politica di affermare la propria visibilità. Con orgoglio possono ricordare che per la prima volta in Italia, al festival torinese vennero presentati, tra gli altri, i film di Gus Van Sant, Derek Jarman, Brillante Mendoza, Francois Ozon. Per l’edizione numero 25 (dal 15 al 22 aprile) saranno trenta le nazioni presenti con ben 175 film proiettati. La parte competitiva del festival riguarderà un concorso cortometraggi, lungometraggi e documentari.

el_ninograndeGrandi autori concorreranno nella sezione lungometraggi, basti pensare a Lucia Puenzo che con “XXY” si aggiudicò una menzione della critica a Cannes e che a Torino presenterà, in anteprima, “El nino pez” su un amore tra donne di diversa estrazione sociale. E ancora, dal Brasile “Do Comecò ao Fim” sulla storia d’amore fra due fratelli; “El consul de sodoma” di Sigfrid Monleon con Bimba Bosè, dedicato a Jaime Gil de Biedma, uno dei poeti spagnoli più importanti del secolo scorso. Divi presenti con importanti interpretazioni in diversi film non in concorso, basti pensare a “Prayers for Bobby” di Russel Mulcahy con Sigourney Weaver, “Little Ashes” di Paul Morrison con il Robert Pattison, “Mary Lou” di Eytan Fox e il doc “New York memories” sul ritorno nella grande mela di Rosa Von Praunheim. Un non concorso caratterizzato davvero di una grande varietà di film che ogni spettatore potrà scegliere anche in base ad una tematiche privilegiata. Un percorso a binari che avranno temi diversi: bisessualità, vecchiaia, genitorialità, rapporto tra fede e le religioni, quest’ultimo presente nei due importanti focus del festival: “Dio Mio” che focalizzerà l’attenzione sul controverso rapporto tra fede e omosessualità soprattutto per quanto riguarda le tre religioni monoteiste: cristianesimo, ebraismo, islamismo e “L’odio mangia l’anima” con un’ulteriore differenziazione tra l’omofobia verace, quella che porta alcuni Paesi (Camerun, Iran, Uganda, Mongolia) a condannare a morte gli omosessuali e un’omofobia più strisciante, quella che purtropppo serpeggia nella strade di molte città dell’emisfero occidentale del mondo denunciata da due campagne realizzate da Francia e da Israele.

terzagrandeDa quest’anno è stato istituito anche il premio “Dorian Gray”, creato, come il logo della manifestazione, da Ugo Nespolo. Verrà consegnato “ad autori che hanno contribuito alla causa” precisa il direttore Giovanni Minerba, annunciando la consegna a James Ivory per il suo “per il dualismo tra mente e corpo che agita i suoi eroi, le sue eroine, il melting pot antropologico, sessuale, geografico di cui sono intrise le messe in scena”. Il regista californiano presenterà, in anteprima, “The city of your final destination”, tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, anch’esso ospite del festival in triplice veste, perché sarà anche giurato e ospite-scrittore nella nuova vetrina “A qualcuno piace libro” dove, come ci ha spiegato Alessandro Golinelli (scrittore e tra i componenti del comitato selezionatori) “ospiteremo i libri e i loro autori”. Per festeggiare le nozze d’argento, il Festival ha creato una sezione dal titolo: “I venticinque film che ci hanno cambiato la vita”, dove accanto ai film diretti da registi che fanno parte dell’epopea del cinema GLBT (Rosa von Praunheim, John Greyson, Todd Haynes, Monica Treut, Cheryl Dunye), ci saranno pellicole cui va riconosciuta una valenza politico/poetica che ha lasciato il segno. Attraverso diversi film sarà possibile ripercorrere le conquiste fatte dal movimento gay e il modo in cui la società è cambiata. Tra gli altri “Bent” di Sean Mathias, “Lilies” di John Greyson, “Festa per il compleanno del caro amico Harold” di William Friedkin.

Il 15 aprile ad aprire la manifestazione sarà Claudia Cardinale che presenterà “Le fil”, girato a Tunisi, dove l’attrice, diretta da Mehdi Attia, interpreta una donna che ai suoi tempi fece scandalo perché, d’origine francese, sposò un arabo e oggi dovrà aiutare il figlio, innamorato di un coetaneo.