Birmania-Thailandia per cercare dignità e identità

The road to Mandalay è uno sguardo sul popolo dei giovani birmani in cerca della loro terra promessa oltre il fiume Mekong. Una storia che il regista Midi Z ha arricchito non solo elaborando le testimoniante raccolte ma inserendo diversi elementi autobiografici. La nostra intervista al regista.
Intervista a Midi Z a cura di Giovanna Barreca

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Alle Giornate degli autori, alla 73esima Mostra del cinema di Venezia tanti i personaggi femminili protagonisti delle pellicole selezionate. Tutte giovani, in diverse parti d’Europa e del mondo, alla ricerca non solo di una loro identità ma di una possibilità per essere felici e indipendenti fuggendo da uomini/padroni o da una società che le opprime negando loro la possibilità di esprimere la loro arte e il loro essere. Le donne migranti sono un discorso a parte ancora più complesso perchè vittime di un sistema schiavistico e ricattatorio dal quale è quasi impossibile fuggire. Lianquing è la clandestina protagonista in The road to Mandalay del regista Midi Z. Dalla Birmania la giovane vuole a tutti i costi arrivare in Thailandia, attraversando il fiume Mekong. E proprio sulle rive ampie del fiume si apre la storia di Lianquing e del giovane Guo (incontrato per caso) che vivrà con essa tutte le disavventure in quella che non ha i connotati della terra promessa.
“Se non fossi andato a Taiwan per studiare, avrei fatto la fine di uno dei personaggi del mio film” confessa il regista classe 1982 che, dopo aver passato più di tre anni ascoltando le storie di coetanei migranti, ha terminato di scrivere la sceneggiatura del film scegliendo di inserire anche diversi elementi autobiografici.
Autore di cortometraggi, documentari e film di finzione (Ice Poison nel 2014 fu scelto per rappresentare Taiwan agli Oscar) in The road to Mandalay, dopo uno studio preliminare, ha preferito usare il linguaggio della finzione filmica, intrisa di tanto cinema documentario, soprattutto quando entra nella fabbrica dove lavora Lianquing per mostrare le vere condizioni all’interno della struttura o per le strade della città, intrise di un’umanità in cerca di riscatto.

La Giuria della Federazione dei Critici Cinematografici Europei e del Mediterraneo gli ha assegnato il premio come miglior film della Selezione Ufficiale delle Giornate degli Autori.

Nella nostra intervista il regista ci racconta la situazione sociale e politica di oggi nel suo paese d’origine e il perchè di scelte registiche che hanno privilegiato l’uso di primi piani e di grandangoli.

giovanna barreca