Blind Detective

Il regista hongkonghese Johnnie To irrompe sulla Croisette presentando una delle sue opere più leggere e divertenti e giocando con il noir. Con un eccellente Andy Lau.

Di quando in quando, ritualmente, il cinema di Johnnie To abbandona l’imperante mood trasudante noir metropolitano piovoso, umido e imbastardito per concedersi rilassanti pause da trascorrere su set di commedie amorose, a volte tendenti al melodrammatico ma più sovente pronte a meticciarsi con il demenziale puro. Così, se da un lato il curriculum di To, può contare su titoli inattaccabili quali A Hero Never Dies, The Mission, PTU, il dittico Election, Exiled, Vendicami e Drug War, dall’altro al pubblico disattento può capitare di imbattersi in creature assai più imperfette e dai toni leggeri: i vari My Left Eye Sees Ghosts, Yesterday Once More e Don’t Go Breaking My Heart incarnano lo spirito più ludico del cineasta hongkonghese. A questa seconda categoria appartiene, senza alcun dubbio di sorta, Blind Detective, ultima fatica di To presentata in anteprima mondiale alla sessantaseiesima edizione del Festival di Cannes, dove è stato uno dei due film proiettati come Séance de minuit (l’altro è il thriller poliziesco indiano Monsoon Shootout dell’esordiente Amit Kumar).

Nonostante il titolo similare, Blind Detective non ha nulla a che spartire con Mad Detective, sottostimato thriller dalle venature vagamente wellesiane che To presentò nel 2007 come film a sorpresa alla Mostra del Cinema di Venezia. La storia narra di Chong, il detective cieco del titolo che, da quando ha perso la vista, collabora saltuariamente con la polizia prestando alle forze dell’ordine il proprio intuito e la sua incredibile capacità deduttiva. Chong viene assoldato da una collega, che vuole sfruttarne le doti investigative per fare luce sul mistero che la ossessiona da quando era solo un’adolescente: la scomparsa della sua migliore amica, forse vittima di un serial killer che all’epoca aveva ucciso molte ragazze. Ma la ragazza si dimentica di enumerare un dettaglio a Chong: da anni è innamorata follemente di lui…
Il fiuto delle indagini di Chong è così sviluppato che nella prima sequenza lo vediamo pedinare un presunto criminale facendo ricorso solo all’olfatto e all’odore del sudore del sospettato. Una sequenza che dovrebbe dire molto anche sulle velleità della cinquantacinquesima incursione dietro la macchina da presa del regista di Throw Down e Fat Choi Spirit: Blind Detective è un film spassoso, che sopperisce alle evidenti mancanze in fase di sceneggiatura – scritta, come da prassi decennale, a quattro mani con Wai Ka-fai – con un ritmo e una verve comica rara per il regista. Laddove le svisate ironiche avevano da sempre rappresentato il punto debole di uno dei più rilevanti cineasti orientali contemporanei, Blind Detective, pur senza sfiorare le vette artistiche dell’autore (ma sarebbe anche ingiusto chiedere ciò a un’opera che si palesa fin dal suo incipit come puro e semplice divertissement), mette in mostra il To più irriverente e caustico dai tempi del già citato Fat Choi Spirit, anno domini 2002.

Gran parte del merito, oltre alla solita eleganza estetica di To, va però attribuito alla coppia di protagonisti scelti per mettere in piedi questa sorta di screwball comedy contemporanea: Andy Lau, nella parte di Chong, sfodera l’ennesima interpretazione memorabile di una carriera straordinaria; da parte sua Sammi Cheng si dimostra perfettamente all’altezza della situazione, incarnando la naiveté goffa ma pronta all’azione dell’investigatrice Ho Ka-tung. Senza dimenticare per strada alcune intuizioni degne di uno dei suoi thriller (il gioco di spionaggi incrociati tra i due detective, uno dei sospettati, e la moglie di quest’ultimo che teme che il marito la tradisca; la scoperta degli scheletri delle vittime in una baracca; il pre-finale nel ristorante), Johnnie To regala al pubblico poco più di due ore di puro divertimento, cogliendo quasi sempre il bersaglio. Avesse avuto più cura in fase di sceneggiatura, evitando qualche lungaggine di troppo e scrivendo meglio alcuni personaggi secondari, Blind Detective sarebbe stato un piccolo e lucente gioiello. Ma anche così ci si può decisamente accontentare.

RAFFAELE MEALE